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Greta Thunberg multata per aver ostacolato le petroliere a Malmö

25 Lug 2023 - Europa

Greta Thunberg multata per aver ostacolato le petroliere a Malmö

L’attivista ambientalista ha bloccato il passaggio di cinque petroliere nel porto di Malmö

L’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg è stata multata di 10.000 corone (circa 1.000 euro) per aver partecipato a un’azione di protesta che ha bloccato il passaggio di cinque petroliere nel porto di Malmö, nel sud della Svezia, lo scorso giugno.

Thunberg, insieme ad altri membri del gruppo “Riprendiamoci il nostro futuro”, aveva occupato una banchina del porto per cinque giorni, esponendo striscioni e slogan contro l’industria dei combustibili fossili. La polizia aveva chiesto ai manifestanti di spostarsi, ma si erano rifiutati e erano stati portati via dagli agenti.

Il procuratore Charlotte Ottesen aveva iscritto nel registro degli indagati Thunberg e altre 12 persone per aver interrotto il traffico e aver violato l’ordine pubblico.

Il tribunale di Malmö ha emesso la sentenza il 24 luglio, riconoscendo i manifestanti colpevoli e comminando loro una sanzione pecuniaria.

Thunberg ha dichiarato di non essere pentita della sua azione e ha annunciato che farà ricorso contro la condanna. Ha anche sottolineato che la crisi climatica è una questione di vita o di morte per innumerevoli persone e che continuerà a lottare per il futuro del pianeta.

Questa non è la prima volta che Thunberg finisce nei guai per il suo attivismo. Le era già capitato in Germania, ad esempio, lo scorso gennaio, quando a Lützerath venne fermata per via delle proteste contro l’allargamento di una miniera di carbone.

A marzo, invece, venne arrestata due volte a Oslo durante una manifestazione per la rimozione di 151 turbine eoliche dai pascoli di renne utilizzati dai pastori Sami nella Norvegia centrale.

l’Irresponsabilità degli ambientalisti

Queste azioni dimostrano l’incoerenza e l’irresponsabilità di movimenti cresciuti sull’onda dell’emotività, che si ergono a paladini dell’ambiente senza tener conto delle conseguenze economiche e sociali delle loro rivendicazioni.

L’industria dei combustibili fossili sta già provvedendo a mettere in campo azioni che prospettano una riduzione costante delle emissioni e la consapevolezza delle politiche europee è tale da prevedere delle normative sempre più stringenti in merito alle fonti inquinanti. Gli stessi Paesi dell’UE si sono impegnati ad immaginare lo sviluppo economico nell’ottica della transizione energetica, investendo sulla sostenibilità.

Però non dobbiamo ragionare da integralisti e protestare, come fece la stessa Thunberg , anche contro lo  sviluppo delle energie rinnovabili, come nel caso delle turbine eoliche in Norvegia.

Il problema non è l’Europa, dove il tema della sostenibilità è presente nel dibattito pubblico e il cambiamento climatico riscalda gli animi e accende discussioni anche furenti.

L’Europa tollera manifestazioni di ambientalisti che spesso travalicano la libertà di espressione, trasformandole in esibizioni francamente irriguardose nei confronti di opere d’arte e di bellezze architettoniche che hanno segnato la storia dell’occidente.

La Cina, l’India e tutti gli stati in cui la democrazia non è proprio contemplata sono il vero tallone d’Achille per una transizione energetica credibile. Dovrebbe ricordare Greta Thunberg che circa due miliardi di persone vorrebbero raggiungere, nel minor tempo possibile, il benessere di noi occidentali.

Il sistema produttivo di Cina e India è talmente elefantiaco da non consentire uno sviluppo economico repentino con le fonti di energia alternative. Il carbone e le fonti fossili sono la risposta alla voracità di queste super potenze. E Greta Thunberg sa bene che con i cinesi le chiacchiere stanno a zero: in Cina il dissenso  viene represso, altro che una semplice multa!

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