Kamala Harris alla Casa Bianca: Opportunità o Rischio per i Democratici?
21 Lug 2024 - USA
La candidatura di Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti solleva interrogativi sulla sua capacità di unire il partito democratico e superare le sfide del suo controverso passato. Ecco un'analisi dettagliata delle ombre e delle luci sulla sua campagna elettorale.
Kamala Harris: una candidatura controversa per la Casa Bianca
Kamala Harris, attuale vicepresidente degli Stati Uniti, è diventata la candidata principale del partito democratico dopo il ritiro di Joe Biden dalle elezioni presidenziali del 2024. Tuttavia, nonostante il supporto ufficiale e il suo impressionante curriculum, emergono dubbi sull’efficacia della sua candidatura a causa delle ombre che la accompagnano.
Il passato di Harris sui social media
Una ricerca del 2021 ha evidenziato come le donne politiche siano spesso il bersaglio preferito degli odiatori online, con Harris in testa alla classifica delle vittime. I commenti denigratori rivolti a lei si concentrano non solo sul suo genere, ma anche sulle sue origini etniche, riflettendo un doppio pregiudizio razzista e sessista. Cecile Guerin, ricercatrice dell’Istituto per il Dialogo Strategico di Londra, ha sottolineato che gli attacchi contro le donne politiche sono altamente personalizzati, con insulti mirati al loro aspetto e alla loro intelligenza, suggerendo implicitamente che dovrebbero abbandonare la politica.
Harris è stata bersagliata nel 78% dei post, più di altre figure di spicco come Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar. Gli attacchi, spesso sottili e allusivi, sfuggono ai filtri automatici dei social media, rendendo difficile la loro rimozione. Questo fenomeno ha sollevato preoccupazioni sulla sua candidatura, alimentando il dibattito sulla partecipazione delle donne nella politica e sul loro trattamento nei media.
Il profilo istituzionale di Kamala Harris
Nonostante gli attacchi, Harris ha dimostrato una resilienza notevole, raggiungendo traguardi storici nella sua carriera. Prima donna di colore a ricoprire il ruolo di procuratore distrettuale della California, attorney general e senatrice di origine indiana, Harris ha continuato a fare la storia come la prima vicepresidente donna degli Stati Uniti.
Nata a Berkley nel 1964, figlia di accademici attivi nel movimento per i diritti civili, Harris ha vissuto un’infanzia segnata dall’impegno sociale e dalla lotta per l’uguaglianza. Dopo la laurea alla Howard University e alla Law School di San Francisco, Harris è entrata nell’ufficio del procuratore di Oakland, dove ha iniziato la sua ascesa politica. Tuttavia, la sua carriera è stata accompagnata da critiche, specialmente riguardo alla gestione di casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia durante il suo mandato come attorney general.
Le critiche e le sfide della candidatura
La candidatura di Harris alla presidenza non è priva di controversie. La sua carriera di procuratore le ha procurato l’etichetta di “procuratrice di ferro”, attirando critiche da parte del movimento Black Lives Matter. Inoltre, alcune sue azioni come attorney general, come il mancato avvio di inchieste su uccisioni di afroamericani da parte della polizia, hanno alimentato il malcontento tra gli attivisti.
Le ombre sul suo passato e gli attacchi online persistenti sollevano dubbi sulla sua capacità di unire il partito democratico e di affrontare una campagna presidenziale contro Donald Trump. La sua candidatura rappresenta una sfida significativa in un contesto politico già polarizzato, dove le questioni di genere e razza continuano a giocare un ruolo centrale.
Un futuro incerto
Nonostante il supporto di figure di rilievo del partito democratico e il suo storico ruolo di pioniera, Kamala Harris affronta una strada in salita. La sua candidatura mette alla prova non solo la sua resilienza personale, ma anche la capacità del partito democratico di superare le divisioni interne e di presentare una figura unificatrice e capace di conquistare l’elettorato.