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Zelensky: la battaglia è anche per il morale delle truppe

9 Set 2024 - Europa

Con la guerra in stallo e le perdite crescenti, il morale delle truppe ucraine vacilla. Diserzioni e stanchezza psicologica minacciano la resistenza sul fronte orientale.

Zelensky: la battaglia è anche per il morale delle truppe

La guerra in Ucraina ha dimostrato di essere uno scontro che va ben oltre l’uso di mezzi militari. Per il presidente Volodymyr Zelensky, la vera battaglia si combatte anche sul fronte umano, dove il morale delle truppe e le enormi perdite di vite hanno segnato profondamente il corso del conflitto. Sebbene il supporto in armi e risorse dai paesi occidentali abbia permesso all’Ucraina di resistere all’aggressione russa, la difficoltà più grande non è solo quella di ottenere i mezzi, ma di mantenere salda la volontà degli uomini che combattono.

La testimonianza di Dima: un comandante segnato dalle perdite

Il racconto di Dima, un ex comandante di battaglione intervistato dalla CNN, offre uno sguardo diretto e crudo su queste sfide. Dopo aver guidato circa 800 uomini in alcune delle battaglie più sanguinose della guerra, Dima ha visto gran parte dei suoi soldati morire o rimanere gravemente feriti. Alla fine, ha deciso di abbandonare il fronte, incapace di sopportare ulteriormente la vista delle perdite umane. Ora lavora in un ufficio a Kyiv, ma la sua decisione non è isolata.

Il morale in declino e la crisi dei rinforzi

Come Dima, molti altri comandanti e soldati stanno cedendo sotto il peso psicologico della guerra. Dopo oltre due anni di conflitto, le forze ucraine hanno subito perdite devastanti, soprattutto nelle unità di fanteria, dove la pressione è più intensa. Le truppe sono spesso esauste, demoralizzate e incapaci di mantenere una resistenza efficace contro le offensive russe, specialmente in aree critiche come quella di Pokrovsk, nell’est del Paese. Le unità sono sempre più a corto di rinforzi, e i soldati arruolati di recente, che non hanno scelto volontariamente di combattere, si trovano a dover affrontare una realtà di guerra che non avevano previsto.

Diserzioni e insubordinazioni: il problema delle nuove reclute

Molti di questi nuovi arruolati, dopo aver sperimentato per la prima volta l’intensità del combattimento, cercano di evitare di tornare sul campo di battaglia. Diserzioni e insubordinazioni sono diventate problemi diffusi. A differenza dei volontari che avevano scelto di combattere all’inizio della guerra, i nuovi soldati, reclutati in seguito alle leggi di mobilitazione di emergenza, non possono andarsene senza autorizzazione governativa. Tuttavia, alcuni preferiscono abbandonare le loro postazioni piuttosto che affrontare nuovamente i bombardamenti, i droni nemici e le artiglierie russe.

Le difficoltà di approvvigionamento e il senso di colpa delle truppe

Il problema del morale, però, non è una novità per l’Ucraina. Già durante l’inverno e la primavera precedenti, la lentezza nell’arrivo degli aiuti militari statunitensi aveva provocato una grave carenza di munizioni, lasciando molti soldati impotenti di fronte all’avanzata nemica. Le truppe si trovavano in posizioni strategicamente vantaggiose, ma senza le munizioni necessarie per respingere l’attacco russo, provocando un sentimento di colpa tra i soldati, incapaci di proteggere adeguatamente i propri compagni in prima linea.

La stanchezza delle truppe: difficoltà nelle rotazioni

La difficoltà di rotazione delle truppe, esacerbata dall’uso massiccio di droni da parte dei russi, ha ulteriormente peggiorato la situazione. Soldati che avrebbero dovuto essere sollevati dal fronte ogni tre o quattro giorni si trovano spesso bloccati nelle trincee per settimane, senza alcuna possibilità di riposo. La stanchezza fisica e mentale è tale che molti soldati non vedono più differenze tra una missione e l’altra: “Dopo tre anni di guerra, tutto sembra uguale”, ha confessato uno dei combattenti.

I tentativi di Zelensky per sollevare il morale

Nonostante la disperazione dilagante, alcuni tentativi di migliorare il morale delle truppe sono stati fatti. Oleksandr Syrskyi, comandante in capo delle forze ucraine, ha riconosciuto l’importanza di sollevare lo spirito delle truppe, ammettendo che si tratta di una parte essenziale del suo lavoro. Operazioni come quella a Kursk, in territorio russo, sono state progettate anche per dare un impulso al morale della nazione, mostrando che l’Ucraina è ancora in grado di contrattaccare. Tuttavia, non tutti i soldati condividono questo entusiasmo. Molti si chiedono perché siano stati inviati a combattere in territorio russo quando la situazione al fronte orientale è ancora in grave disordine.

Il pragmatismo nella gestione della diserzione

Il governo ucraino ha cercato di affrontare il problema del morale anche con approcci più pragmatici, decriminalizzando la diserzione e l’assenza senza permesso, almeno per i primi episodi. Alcuni comandanti, come Andryi Horetskyi, ufficiale incaricato del supporto psicologico delle truppe, hanno evidenziato che minacciare i soldati non risolve i problemi, e che è meglio cercare di prevenire il burnout attraverso piccoli gesti di umanità, come un taglio di capelli, una doccia o una breve pausa dalle operazioni militari.

Il costo umano del conflitto

Nonostante questi sforzi, la guerra ha un costo emotivo devastante. Lo stesso Dima, che ha lasciato il campo di battaglia per proteggersi emotivamente, ha confessato che, se tornerà al fronte, adotterà un approccio più distaccato: “Ho deciso di smettere di affezionarmi emotivamente alle persone. È un approccio terribile, ma è il più sensato”, ha detto.

Una battaglia per preservare la forza morale

La guerra in Ucraina, quindi, non è solo una lotta tra eserciti, ma una battaglia per preservare la forza e la determinazione di chi combatte. Zelensky si trova ad affrontare un compito immane: non basta ottenere armi e munizioni, deve riuscire a mantenere saldo il fronte umano, composto da uomini esausti, traumatizzati, ma ancora determinati a difendere la loro terra.

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