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“Dal fiume al mare”: lo slogan che divide israeliani e palestinesi

7 Ott 2024 - Approfondimenti Politici

Da simbolo di liberazione palestinese a rivendicazione di sovranità totale per la destra religiosa israeliana: le molteplici interpretazioni di uno slogan conteso.

“Dal fiume al mare”: lo slogan che divide israeliani e palestinesi

La rivendicazione palestinese: libertà e uguaglianza

Lo slogan “Dal fiume al mare” nasce tra i palestinesi come espressione della loro lotta per la liberazione e l’autodeterminazione. La frase si riferisce al territorio compreso tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo e riflette il desiderio di liberare questa terra dall’occupazione israeliana per garantire libertà, uguaglianza e il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi. Negli anni ’60, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) coniò lo slogan per esprimere l’idea di uno Stato unico, democratico e laico che includesse sia arabi che ebrei con pari diritti. L’OLP, fondata nel 1964, è stata istituita per rappresentare gli interessi del popolo palestinese e, inizialmente, ha promosso la lotta armata per la creazione di uno Stato palestinese. Nel corso del tempo, tuttavia, l’OLP ha assunto posizioni più moderate, accettando la possibilità di una soluzione diplomatica al conflitto con Israele e riconoscendo implicitamente il diritto di Israele a esistere, specialmente con gli Accordi di Oslo del 1993 che hanno aperto la strada ai negoziati di pace e alla creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Con il passare degli anni, lo slogan si è evoluto per includere varie proposte, come la soluzione a due Stati o forme di federalismo e convivenza. Tuttavia, alcune interpretazioni più radicali, come quella sostenuta da Hamas, propongono la creazione di uno Stato islamico e il rifiuto del sionismo.

Oggi, “Dal fiume al mare” è spesso usato nelle proteste e nei cortei come simbolo della resistenza palestinese contro l’occupazione. La frase è comunemente seguita dal canto “Filasṭīn sa-tataḥarrar” (“La Palestina sarà libera”), richiamando la liberazione totale della Palestina e la creazione di uno Stato con uguali diritti per tutti gli abitanti. Tuttavia, nel contesto del conflitto israelo-palestinese, molti israeliani percepiscono questo slogan come una minaccia alla loro esistenza e un appello alla distruzione dello Stato di Israele.

La rivendicazione dei coloni israeliani e della destra religiosa ultra-nazionalista

Anche tra i coloni israeliani e la destra religiosa ultra-nazionalista ebraica esiste un’interpretazione dello slogan “Dal fiume al mare”, ma con un significato opposto. Questi gruppi mirano all’espansione della sovranità israeliana su tutto il territorio tra il Giordano e il Mediterraneo, comprendendo quindi la Cisgiordania (Giudea e Samaria) e Gaza. La loro posizione, radicata in convinzioni religiose e nazionaliste, considera tutta la Terra di Israele come una promessa divina al popolo ebraico, che deve essere interamente sotto il controllo di Israele.

Questa visione è sostenuta da alcuni partiti di estrema destra, come la coalizione del Sionismo Religioso, e da gruppi di coloni che vedono nell’espansione degli insediamenti nei Territori Occupati il compimento di un mandato biblico. Lo slogan, quindi, diventa parte di una più ampia ideologia che aspira alla completa “ebraizzazione” del territorio e alla negazione di qualsiasi possibilità di uno Stato palestinese. La destra religiosa ultra-nazionalista si oppone a qualsiasi accordo che potrebbe mettere in discussione l’integrità territoriale di Israele e vede nella sovranità ebraica l’unica forma di controllo legittima su tutta la regione tra il fiume e il mare.

Due interpretazioni contrapposte

“Dal fiume al mare” è quindi uno slogan che assume significati opposti a seconda della prospettiva: per i palestinesi, è un richiamo alla liberazione e alla parità di diritti; per i coloni israeliani e la destra religiosa ultra-nazionalista, è un progetto di annessione totale e di creazione di uno Stato esclusivamente ebraico. La sua interpretazione varia a seconda del contesto politico e ideologico, riflettendo la profondità del conflitto tra le due narrazioni nazionali e le rispettive aspirazioni di sovranità e appartenenza al territorio.

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