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Esplosione in Kosovo: blackout e crisi idrica

1 Dic 2024 - Europa

Un attacco al canale idrico interrompe acqua ed energia in diverse città. Accuse reciproche tra Kosovo e Serbia.

Esplosione in Kosovo: blackout e crisi idrica

Un’esplosione strategica paralizza il nord del Kosovo

Una potente esplosione ha colpito il nord del Kosovo, danneggiando gravemente un canale idrico cruciale per il funzionamento delle principali centrali elettriche del paese. L’evento, avvenuto il 29 novembre 2024 nei pressi della città di Zubin Potok, ha avuto ripercussioni significative sia sulla popolazione sia sulle infrastrutture strategiche, scatenando una crisi energetica e idrica in un contesto già segnato da profonde tensioni geopolitiche.

Dettagli dell’esplosione

La detonazione ha interessato il canale idrico che alimenta due centrali elettriche a carbone fondamentali per il Kosovo, le quali producono circa il 90% dell’energia del paese. L’esplosione ha compromesso il flusso d’acqua necessario per il raffreddamento degli impianti, obbligandoli a ridurre o interrompere le attività. Questo ha causato blackout in molte città, lasciando gran parte della popolazione senza elettricità per diverse ore. L’approvvigionamento idrico è stato anch’esso interrotto, aggravando i disagi per i residenti.

Reazioni immediate e accuse politiche

Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha descritto l’episodio come un “attacco terroristico mirato”, attribuendo la responsabilità a gruppi filo-serbi che operano nella regione. Kurti ha accusato apertamente il governo serbo di essere complice, utilizzando queste azioni per destabilizzare il Kosovo. Belgrado ha respinto fermamente tali accuse. Il ministro degli Esteri serbo, Marko Đurić, ha definito le affermazioni del Kosovo “strumentalizzazioni politiche” volte a fomentare la sfiducia tra le comunità.

Arresti e sviluppi investigativi

A seguito dell’esplosione, le forze di polizia kosovare hanno lanciato un’operazione su vasta scala, effettuando numerosi arresti. Almeno otto persone sono state fermate, sospettate di aver partecipato all’organizzazione dell’attentato. Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti armi, uniformi militari, munizioni e denaro in contanti. Questo materiale suggerisce una pianificazione elaborata e l’eventuale coinvolgimento di reti organizzate, anche transfrontaliere.

Condanna della comunità internazionale

L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno condannato con forza l’attacco, definendolo un atto di sabotaggio contro infrastrutture civili essenziali. Entrambi hanno invitato alla moderazione, esortando le autorità kosovare e serbe a collaborare per individuare i responsabili. La NATO, tramite la missione KFOR, ha intensificato le operazioni di pattugliamento nelle aree sensibili del Kosovo, cercando di garantire sicurezza e stabilità.

Impatto sulla popolazione

Gli effetti dell’incidente sono stati devastanti per i cittadini. La mancanza di acqua potabile ha colpito migliaia di famiglie, costrette a ricorrere a soluzioni di emergenza. Allo stesso tempo, le interruzioni di corrente hanno influito su ospedali, scuole e aziende, causando paralisi nelle attività quotidiane. Nonostante gli sforzi del governo per ripristinare rapidamente i servizi essenziali, l’episodio ha sollevato interrogativi sulla vulnerabilità delle infrastrutture strategiche kosovare.

Un contesto di tensioni storiche

L’esplosione si inserisce in una situazione politica ed etnica già altamente instabile. Dal 2008, anno della dichiarazione di indipendenza del Kosovo, la Serbia non ha mai riconosciuto la sovranità del paese. Il nord del Kosovo, abitato in prevalenza da serbi, è spesso teatro di conflitti e resistenze all’autorità centrale di Pristina. La comunità serba locale, sostenuta da Belgrado, rifiuta le istituzioni kosovare e ha spesso espresso la propria opposizione attraverso proteste e, in alcuni casi, atti di violenza.

Misure di sicurezza rafforzate

In risposta all’incidente, il governo del Kosovo ha adottato una serie di misure straordinarie per proteggere le infrastrutture critiche. Ponti, stazioni di trasformazione elettrica, antenne e impianti idrici sono ora sorvegliati da forze di sicurezza dispiegate su tutto il territorio. Questi interventi sono stati affiancati da un coordinamento con le forze internazionali presenti nella regione, come la NATO, per prevenire nuovi attacchi.

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