Romania: l’ascesa dell’estrema destra scuote l’Europa
2 Dic 2024 - Europa
Le elezioni legislative segnano una svolta nazionalista: i partiti sovranisti superano il 31%, tra tensioni interne e preoccupazioni occidentali.
L’ascesa dell’estrema destra in Romania: implicazioni geopolitiche e strategiche
Le elezioni legislative in Romania hanno tracciato una linea di confine nel panorama politico nazionale, con implicazioni che vanno ben oltre i confini del paese. Mentre il Partito Social Democratico (PSD), di orientamento filoeuropeo, ha mantenuto il primo posto con il 22,4% dei voti, l’ascesa delle forze di estrema destra ha catalizzato l’attenzione degli analisti, segnalando un cambiamento radicale nell’orientamento ideologico del paese.
Un panorama politico in trasformazione
L’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), guidata da George Simion, ha ottenuto il 17,8% dei voti, posizionandosi come principale forza nazionalista e antisistema. Altri partiti, come SOS Romania, condotto dalla controversa Diana Șoșoacă, e il nuovo Partito della Gioventù (POT), hanno rispettivamente raggiunto il 7,2% e il 6,3%. Complessivamente, le formazioni di estrema destra hanno triplicato i consensi rispetto al 2020, superando il 31% del totale. Questa performance sottolinea un malcontento diffuso nella popolazione, spesso attribuito alle difficoltà economiche e alle tensioni geopolitiche legate al conflitto in Ucraina.
La spinta nazionalista e le reazioni internazionali
L’ascesa dell’estrema destra in Romania è un chiaro segnale di spinta verso il nazionalismo e la sovranità, con una retorica che punta sulla difesa dei valori cristiani e sulla contrarietà al sostegno militare a Kiev. “Il popolo rumeno ha votato per le forze sovraniste”, ha dichiarato Simion, interpretando il risultato come un mandato per un nuovo corso politico, lontano dall’influenza occidentale.
Questo sviluppo ha generato preoccupazioni nell’Unione Europea, dove si teme che una Romania meno allineata possa destabilizzare il fianco sud-orientale del blocco, già sotto pressione per la guerra in Ucraina. Il politologo Cristian Pîrvulescu ha sottolineato il rischio di un Parlamento frammentato, che potrebbe paralizzare la formazione di un governo stabile.
Il futuro della Romania tra Europa e sovranismo
Nonostante il risultato delle forze di estrema destra, il loro accesso al potere rimane incerto, data la mancanza di alleati affidabili. Il primo ministro uscente, Marcel Ciolacu, ha riconosciuto l’importanza di bilanciare il percorso europeo con la protezione dei valori nazionali, mentre figure come Elena Lasconi, leader del partito centrista USR, hanno invocato la formazione di un governo di unità nazionale per preservare la democrazia e l’indipendenza della Romania.
Implicazioni geopolitiche
Le elezioni rumene rappresentano un banco di prova per l’intera regione balcanica, storicamente vulnerabile a influenze esterne. La presenza di partiti filo-Cremlino, come SOS Romania, e l’influenza di piattaforme digitali, come TikTok, sospettate di veicolare propaganda russa, aggiungono ulteriori strati di complessità. La decisione della Corte Costituzionale di riconteggiare le schede elettorali riflette un clima di sfiducia istituzionale, alimentato da tensioni interne ed esterne.