Stellantis e il Green Deal: l’auto italiana in ginocchio
8 Dic 2024 - Finanza
Dalle scelte di Elkann alla crisi Maserati: un management fallimentare e un’Europa miope condannano l’industria italiana dell’automobile.
Una gestione fallimentare: i numeri Maserati
Durante la trasmissione Omnibus su La7, Calenda ha messo a nudo l’incompetenza del management Stellantis. L’episodio emblematico della mail promozionale inviata anche agli operai in cassa integrazione per incentivare l’acquisto di una Maserati ha assunto i toni grotteschi di una realtà aziendale scollegata dai suoi dipendenti e dai problemi strutturali del settore. Calenda ha poi affondato il colpo evidenziando un dato drammatico: la produzione di Maserati è crollata del 70% in un solo anno. Un risultato disastroso che demolisce il sogno, mai realizzato, di trasformare il marchio del Tridente in una nuova Porsche.
Come può un alto dirigente non conoscere i numeri della propria casa automobilistica? È evidente che il problema non risiede nei lavoratori “troppo anziani” come talvolta insinuato, ma in un management distante dalla realtà e incapace di affrontare le sfide del mercato globale.
La crisi del settore e la responsabilità del Green Deal europeo
Dietro il tracollo di Maserati e di altre realtà del gruppo Stellantis si cela anche una responsabilità politica. L’imposizione del Green Deal europeo, con l’obbligo di convertire la produzione alle auto elettriche entro il 2035, sta strangolando l’industria automobilistica italiana. La transizione verde, pur auspicabile in teoria, è stata trasformata in un incubo per le aziende, incapaci di adattarsi a una rivoluzione forzata e imposta dall’alto senza considerare le ricadute economiche e sociali.
In questo scenario, la chiusura dei contratti con Trasnova e il conseguente licenziamento di 97 lavoratori sono solo l’ultimo capitolo di una tragedia annunciata. L’Italia sta pagando un prezzo altissimo per le scelte ideologiche di Bruxelles, che sembrano voler demolire la competitività delle nostre imprese in nome di un ambientalismo dogmatico.
La responsabilità degli Elkann: un’eredità tradita
Non si può ignorare il ruolo centrale della famiglia Elkann in questo disastro. Da tempo, il controllo su Stellantis è caratterizzato da scelte manageriali che mettono in secondo piano gli interessi dell’Italia e dei lavoratori italiani. La fusione con PSA e la creazione di Stellantis hanno spostato il baricentro decisionale all’estero, relegando il nostro Paese a una posizione marginale.
La gestione Elkann ha tradito l’eredità della Fiat, un tempo simbolo di eccellenza industriale e oggi ridotta a una comparsa sulla scena automobilistica globale. Mentre i profitti vengono incanalati verso progetti internazionali, l’Italia rimane con stabilimenti chiusi, lavoratori licenziati e una filiera produttiva sempre più fragile.
Serve un cambio di rotta
La vicenda Stellantis-Maserati è l’ennesimo segnale che non possiamo più ignorare. È necessario un cambio di rotta che passi attraverso una politica industriale seria e un management responsabile, capace di difendere il lavoro e l’eccellenza italiana. Ma serve anche il coraggio di rimettere in discussione il Green Deal europeo, cercando soluzioni più equilibrate che permettano una transizione sostenibile senza distruggere interi settori economici.
L’Italia non può permettersi di perdere un altro pezzo della sua identità industriale. È tempo di agire, prima che sia troppo tardi.