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Hamas cede su Gaza: spiragli per una tregua e liberazione ostaggi

17 Dic 2024 - 1, Medio Oriente

Hamas apre al compromesso, rinuncia al ritiro totale delle truppe israeliane. Mediazione di Egitto e Qatar: accordo possibile per una tregua di 60 giorni e scambio ostaggi-prigionieri.

Hamas cede su Gaza: spiragli per una tregua e liberazione ostaggi

Hamas apre al compromesso: nuovi spiragli per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi

Dopo mesi di guerra e stallo diplomatico, Hamas sembra cedere terreno su alcune delle sue storiche posizioni, aprendo alla possibilità di un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per il rilascio degli ostaggi detenuti nell’enclave palestinese. Il dialogo, mediato da Egitto e Qatar, segna un momento cruciale in un conflitto che continua a mettere alla prova la tenuta geopolitica della regione.

Le concessioni di Hamas e il cambio di rotta

Hamas ha rinunciato alla sua richiesta iniziale di un ritiro totale delle forze israeliane da Gaza e alla fine completa della guerra, mostrando una disponibilità mai vista finora. Fonti riportate dal Washington Post parlano di un’apertura significativa da parte del gruppo, con l’accettazione di una tregua di 60 giorni e lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi.

Un gesto concreto è arrivato con la consegna, ai mediatori egiziani, della lista degli ostaggi ancora in vita, segnale di una possibile svolta dopo mesi di impasse. Tuttavia, Hamas insiste affinché gli sfollati palestinesi possano tornare nelle proprie case nel nord della Striscia, un punto di attrito ancora rilevante nelle trattative.

La risposta israeliana: smentite e fermezza

Se da un lato Hamas ammorbidisce le sue posizioni, dall’altro Israele mantiene la propria linea. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, tramite il suo portavoce Omer Dostri, ha smentito le voci riguardanti la sua presenza al Cairo per i colloqui. Tel Aviv non sembra disposta a scendere a compromessi sulla completa smilitarizzazione di Hamas, considerata una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza a lungo termine.

Un cambio nell’opinione pubblica palestinese

A Gaza, la pressione della guerra ha generato un nuovo clima di insofferenza e desiderio di pace. Secondo quanto riportato dal Washington Post, esponenti interni di Hamas e della società civile palestinese riconoscono che la sofferenza della popolazione sta portando molti a chiedere “la fine della guerra a tutti i costi”. Tuttavia, il gruppo islamista, pur trovandosi sotto pressione, è consapevole che continuerà a esercitare un ruolo politico significativo nella regione anche dopo il conflitto.

Analisti come Tamer Qarmout, docente al Doha Institute, sottolineano che Hamas non potrà essere eliminato completamente: “Rimane un’idea, un partito politico radicato nella società palestinese”. Ciò evidenzia un punto cruciale per Israele: la difficoltà di eliminare un’organizzazione capace di mantenere il consenso in un contesto di assenza di alternative politiche.

La realtà geopolitica: una tregua tattica o una svolta reale?

La possibile tregua di 60 giorni potrebbe rappresentare, per Hamas, una mossa strategica per guadagnare tempo, riorganizzarsi e ricostruire i propri consensi tra la popolazione, ridotta allo stremo. Per Israele, l’obiettivo resta quello di neutralizzare definitivamente il gruppo terroristico, evitando una tregua che possa trasformarsi in una vittoria propagandistica per Hamas.

Tra diplomazia e realismo

L’apertura di Hamas, seppur significativa, non cancella le sfide geopolitiche di fondo: il cessate il fuoco resta un obiettivo fragile, minato dalle continue provocazioni e dalla reciproca sfiducia. Mentre il mondo assiste, l’asse tra Israele e i mediatori internazionali, soprattutto Egitto e Qatar, giocherà un ruolo cruciale per trasformare un’intesa temporanea in una pace duratura.

In un contesto di guerra asimmetrica e di forti pressioni interne, Israele appare determinato a non concedere nulla che possa rafforzare il nemico. Tuttavia, l’apparente ammorbidimento di Hamas potrebbe rivelarsi l’inizio di un cambiamento strategico, con ricadute significative per l’intero scacchiere mediorientale.

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