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Biden contro Meta: paura della libertà di parola?

11 Gen 2025 - USA

Il presidente attacca la decisione di eliminare il fact-checking. La sinistra teme il pluralismo informativo e il confronto di idee.

Biden contro Meta: paura della libertà di parola?

Biden contro Meta: la sinistra “democratica” teme la libertà di espressione

La recente decisione di Meta, la società madre di Facebook e Instagram, di abbandonare il programma di fact-checking di terze parti ha suscitato una reazione immediata da parte del presidente Joe Biden, che ha attaccato duramente il colosso tecnologico. Per Biden e i suoi sostenitori, evidentemente, la libertà di espressione rappresenta una minaccia più che un valore, alimentando il sospetto che i sedicenti “democratici” preferiscano un controllo centralizzato sull’informazione piuttosto che un vero dibattito aperto.

La reazione di Biden

In una dichiarazione recente, Biden ha definito la decisione di Meta “vergognosa” e “contraria ai valori americani”. Secondo lui, eliminare il fact-checking equivale a rinunciare alla “verità”, mettendo a rischio la democrazia. Queste parole, però, sembrano rivelare più una paura di perdere il controllo narrativo che una reale preoccupazione per l’informazione pubblica. Biden ha dichiarato: “Dire la verità è importante… È completamente contrario a tutto ciò che rappresenta l’America”. Ma chi decide cosa è “vero”? E soprattutto, perché questa ossessione per il controllo dell’informazione?

Meta e la libertà di espressione

Il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha giustificato la decisione di porre fine al programma di fact-checking spiegando che il sistema era diventato un pretesto per censurare opinioni divergenti, spesso con errori grossolani. Al suo posto, Meta adotterà un modello basato sulle “note della comunità”, ispirato a quello utilizzato da X (ex Twitter), che consente agli utenti di aggiungere contesto ai post senza filtri ideologici. Un cambiamento che mira a ristabilire una vera libertà di espressione, fin troppo sacrificata negli ultimi anni.

Le preoccupazioni della sinistra

La reazione isterica di Biden e della sinistra dimostra quanto la libertà di espressione sia temuta dai sedicenti “progressisti”. Per anni, il fact-checking è stato utilizzato come uno strumento per delegittimare opinioni alternative, etichettandole come “fake news”. Eliminare questo controllo significa rimettere nelle mani delle persone la possibilità di giudicare da sole ciò che è vero o falso, senza imposizioni dall’alto.

Una mossa che scuote il potere

Questo cambiamento arriva in un momento politico delicato, con l’imminente insediamento del presidente eletto Donald Trump. Non sorprende che i “democratici” interpretino questa decisione come una minaccia, temendo che senza il controllo dell’informazione la narrazione unica che hanno imposto negli ultimi anni possa sgretolarsi. Il fatto che Biden definisca questa mossa “contraria all’America” rivela più di ogni altra cosa la volontà di mantenere un controllo centralizzato sull’informazione.

La libertà di espressione è un pilastro fondamentale di qualsiasi democrazia. Tuttavia, per Biden e la sinistra “democratica”, sembra essere un ostacolo alla loro agenda politica. La decisione di Meta rappresenta un primo passo verso il ripristino di un vero pluralismo informativo, un valore che dovrebbe essere difeso da tutti, non temuto.

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