551 Visualizzazioni

Ramy, nessuno speronamento: i fatti smentiscono le accuse

13 Gen 2025 - Italia

Le perizie escludono lo speronamento durante l’inseguimento a Milano. Polemiche strumentali contro i carabinieri, mentre emergono le responsabilità della fuga.

Ramy, nessuno speronamento: i fatti smentiscono le accuse

La morte del diciannovenne Ramy Elgaml durante un inseguimento da parte dei carabinieri a Milano ha infiammato il dibattito pubblico e politico, ma le analisi più recenti gettano una luce diversa sulla vicenda, smentendo alcune narrazioni iniziali. Non ci sarebbe stato alcuno speronamento, come confermano le ultime perizie tecniche, e il caso si configura sempre più come un esempio di strumentalizzazione a danno delle forze dell’ordine.

I fatti dell’incidente

Ramy viaggiava come passeggero su uno scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi, 22 anni. I due hanno ignorato un posto di blocco in via Farini, dando inizio a un inseguimento durato circa otto chilometri e conclusosi tragicamente in via Ripamonti, dove lo scooter è andato a schiantarsi contro un palo. Mentre inizialmente si era ipotizzato un intervento diretto dei carabinieri attraverso uno speronamento, le perizie più recenti smentiscono questa ricostruzione, confermando che lo schianto è avvenuto in autonomia.

Un attacco strumentale alle forze dell’ordine

Come spesso accade in situazioni simili, i riflettori mediatici si sono concentrati sui carabinieri coinvolti, con accuse che hanno spaziato dall’omicidio stradale al falso in atto pubblico. Tuttavia, la narrazione di uno speronamento diretto è stata demolita dalle analisi tecniche: il contatto tra i mezzi non c’è stato. Questo non ha impedito a parte della stampa e a certi settori politici di cavalcare la tragedia per colpire l’operato delle forze dell’ordine, ignorando il contesto e le responsabilità di chi si trovava in fuga.

La fuga e le responsabilità personali

Va ricordato che lo scooter era privo di targa e assicurazione, e il conducente non si è fermato al posto di blocco, scegliendo invece di mettere a rischio la propria vita e quella di altri. Questo comportamento, ignorato da molte analisi superficiali, è alla base della tragedia e apre una riflessione sulla cultura della legalità in certi ambienti.

Il ruolo dei media e l’effetto sulla sicurezza

La diffusione di accuse infondate e l’attacco continuo alle forze dell’ordine rischiano di minare la sicurezza pubblica. Ogni giorno, uomini e donne in divisa mettono a rischio la propria vita per garantire il rispetto della legge, e il linciaggio mediatico che spesso segue episodi controversi è un insulto al loro impegno. Le forze dell’ordine non sono nemici del popolo, ma tutori della legalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per rimanere aggiornato/a iscriviti al nostro canale whatsapp, clicca qui: