Giro di vite in Iran contro le minoranze religiose: Un’allarmante escalation di repressione
12 Ago 2023 - Geopolitica
A quasi un anno dalla tragica uccisione di Mahsa Amini, la giovane donna curda che perse la vita per aver rifiutato di indossare il velo, l’Iran sta affrontando un’escalation preoccupante di repressione contro le minoranze religiose nel paese. Nelle ultime settimane, sono emersi resoconti inquietanti di arresti, detenzioni e restrizioni nei confronti dei membri delle minoranze religiose, con particolare enfasi sulle comunità cristiane e bahai.
La situazione è diventata ancora più allarmante con l’arresto di 69 cristiani, molti dei quali convertiti dall’islam. Secondo quanto riportato da Asia News, almeno 10 di loro sono attualmente detenuti, mentre quelli rilasciati sono stati costretti a pagare cauzioni di migliaia di dollari o a partecipare a sessioni di rieducazione islamica. Queste misure coercitive e punitive gettano una luce inquietante sulla sempre più repressiva politica delle autorità iraniane.
Tra i detenuti si contano anche assiro-caldei, individui battezzati fin dalla tenera età, fermati in diverse città del paese. Secondo il rapporto redatto da esperti di Article18, un sito specializzato nella documentazione delle violazioni dei diritti umani contro le minoranze religiose in Iran, vi è una chiara tendenza all’aumento della repressione religiosa da parte delle autorità iraniane.
A luglio, si registravano inizialmente circa 50 arresti in cinque città diverse, ma tale numero è ora stato confermato e supera quota 69. Tra questi, quattro uomini e sei donne rimangono ancora detenuti. Le detenzioni sono avvenute tra l’inizio di giugno e il 17 luglio, coinvolgendo città come Teheran, Karaj, Rasht, Orumiyeh, Aligoudarz, Isfahan, Shiraz, Semnan, Garmsar, Varamin ed Eslamshahr.
I rilasci avvenuti finora sono stati condizionati da restrizioni: i liberati sono stati obbligati a firmare documenti in cui si impegnano a non promuovere ulteriori attività cristiane e a partecipare a sessioni di rieducazione islamica. Alcuni sono stati persino convocati per ulteriori interrogatori dopo il rilascio, o sono stati costretti a lasciare l’Iran. C’è stato anche il caso di un individuo che ha perso il lavoro su richiesta degli agenti dell’intelligence.
La libertà su cauzione è stata concessa solo a coloro il cui pagamento è stato garantito dalle loro famiglie, spesso in cifre che vanno da 8.000 a 40.000 dollari. Mentre la maggioranza dei detenuti sono convertiti recenti dall’islam al cristianesimo, vi sono anche casi documentati di arresti di armeni iraniani che professano la fede cristiana fin dalla nascita.
Questa ondata di repressione non coinvolge solo i cristiani, ma ha colpito anche la comunità bahai, un’altra minoranza religiosa non riconosciuta dal governo di Teheran. Secondo la Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa nel mondo, negli ultimi mesi sono state arrestate molte persone appartenenti alla comunità bahai con accuse legate alla loro fede religiosa.
Mansour Borji, direttore di Article18, ha commentato le azioni di Teheran definendole un “nuovo giro di vite sulle libertà civili”. Borji ha suggerito che queste azioni potrebbero essere un messaggio sia per la popolazione interna che per la comunità internazionale, a poche settimane dal primo anniversario della morte di Mahsa Amini. Egli afferma che i gruppi tradizionalmente vulnerabili, come i cristiani, sono ora in prima linea tra quelli presi di mira dal regime iraniano.
In conclusione, la situazione delle minoranze religiose in Iran continua a destare preoccupazione, poiché l’aumento della repressione e delle restrizioni sta avendo un impatto devastante sulla libertà religiosa e sui diritti umani. La comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani devono rimanere vigili e continuare a denunciare queste violazioni, chiedendo un rispetto pieno e incondizionato per la diversità religiosa e i diritti fondamentali di tutti i cittadini iraniani.