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Timmermans-gate: fondi UE per finanziare lobby verdi

29 Gen 2025 - Europa

Un'inchiesta olandese svela il sistema di finanziamenti segreti della Commissione Europea per sostenere il Green Deal. Dubbi sulla trasparenza e accuse di manipolazione politica.

Timmermans-gate: fondi UE per finanziare lobby verdi

Scandalo in Olanda: accuse contro Timmermans e il Green Deal europeo

Un’inchiesta giornalistica condotta dal quotidiano olandese De Telegraaf ha scoperchiato un vaso di Pandora che potrebbe scuotere le fondamenta delle politiche ambientali dell’Unione Europea. Al centro dello scandalo, Frans Timmermans, ex Commissario europeo per il Clima e figura chiave del contestato Green Deal, accusato di aver indirizzato fondi pubblici verso gruppi ambientalisti per promuovere le sue riforme ideologiche.

Sussidi pubblici per finanziare lobby verdi

Secondo quanto riportato, la Commissione Europea avrebbe stanziato fondi destinati a progetti climatici per finanziare organizzazioni ambientaliste incaricate di fare pressione su europarlamentari e governi nazionali. Tra i casi citati, un contratto da 700.000 euro sarebbe stato destinato a influenzare il dibattito sull’agricoltura, un settore già fortemente colpito dalle politiche ambientali europee.

Questo presunto sistema di finanziamenti, volto a creare consenso artificiale attorno a riforme controverse come la Nature Restoration Law, evidenzia una chiara strategia di manipolazione politica che compromette la trasparenza democratica.

Una “macchina” politica contro gli agricoltori

Le rivelazioni non lasciano dubbi sull’obiettivo delle politiche promosse da Timmermans: colpire gli agricoltori europei e il sistema produttivo tradizionale in nome di un’agenda green che privilegia l’ideologia rispetto al pragmatismo. Questo scandalo non fa che confermare quanto già denunciato da anni da vari osservatori e movimenti di opposizione: il Green Deal è un attacco diretto al tessuto produttivo europeo, mascherato da iniziativa ecologista.

Reazioni politiche: “Un Timmermans-gate”

Le reazioni non si sono fatte attendere. Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, ha definito l’accaduto “un vero e proprio Timmermans-gate”. Fidanza ha accusato l’UE di un utilizzo improprio dei fondi pubblici, sottolineando come le risorse destinate agli agricoltori siano state dirottate verso organizzazioni che hanno operato per influenzare in modo non trasparente le decisioni politiche europee.

Anche altre forze politiche critiche verso l’agenda green hanno chiesto chiarezza, denunciando una strategia sistematica per manipolare il consenso e imporre una visione ambientalista estrema, scollegata dalla realtà economica e sociale europea.

La difesa di Timmermans

L’ex Commissario ha respinto ogni accusa, affermando di non essere a conoscenza dei dettagli dei finanziamenti e di non aver mai stipulato personalmente contratti con le ONG coinvolte. Tuttavia, questa difesa appare debole, considerando il ruolo centrale di Timmermans nel plasmare le politiche ambientali dell’UE e il controllo che avrebbe dovuto esercitare sui fondi utilizzati.

Un’agenda da smascherare

Questo scandalo rappresenta l’ennesima dimostrazione di come l’ideologia green venga utilizzata come strumento per destabilizzare settori chiave dell’economia europea, come l’agricoltura e l’industria, a vantaggio di una ristretta élite politica e delle lobby ad essa collegate. Lungi dall’essere una politica volta al bene comune, il Green Deal si rivela sempre di più un progetto ideologico che mette a rischio la sovranità alimentare e la competitività dell’Europa.

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