Gaza, tregua fragile: Hamas conferma il rilascio degli ostaggi sabato
13 Feb 2025 - Medio Oriente
Dopo le accuse reciproche sul rispetto dell’accordo, Hamas sospende temporaneamente il rilascio degli ostaggi, mentre Israele avverte: senza progressi, riprenderanno le operazioni militari. Intanto, cresce la tensione tra Tel Aviv e Teheran: l’intelligence USA teme un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani entro metà anno.

La tregua nella Striscia di Gaza si trova in una situazione di estrema precarietà. Dopo un intenso scambio di accuse tra Israele e Hamas sul rispetto degli accordi, il gruppo palestinese ha confermato tramite fonti egiziane l’intenzione di rilasciare tre ostaggi israeliani sabato. L’intesa prevede anche un aumento degli aiuti umanitari verso la Striscia, inclusi rifornimenti di tende, gas e attrezzature mediche, con la riapertura del passaggio per il nord di Gaza.
Tuttavia, la situazione rimane tesa, con Israele che denuncia continue violazioni da parte di Hamas, mentre il movimento islamista accusa Tel Aviv di ostacolare il ritorno dei palestinesi nelle zone settentrionali del territorio. La mediazione egiziana è riuscita a riavvicinare le parti, ma il rischio di un fallimento dei negoziati e di una nuova ondata di violenze resta concreto.
Israele e Hamas: tregua a rischio tra tensioni e minacce
Le trattative al Cairo, condotte con la mediazione di Egitto e Qatar, hanno permesso di raggiungere un parziale accordo per il rilascio di ostaggi e l’ingresso di aiuti umanitari. Tuttavia, Hamas ha inizialmente bloccato il rilascio degli ostaggi, accusando Israele di non rispettare le condizioni concordate, tra cui la riduzione delle operazioni militari e la facilitazione dell’accesso agli aiuti nel nord di Gaza.
Israele, da parte sua, ha inviato un messaggio chiaro: la tregua verrà mantenuta solo se Hamas procederà senza ulteriori rinvii alla liberazione degli ostaggi. Il governo israeliano ha avvertito che, in caso contrario, l’esercito riprenderà le operazioni su vasta scala nella Striscia. Il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che non tollererà ulteriori provocazioni e che la sicurezza di Israele rimane la priorità assoluta.
L’ombra di un conflitto più ampio: Israele pronto a colpire il nucleare iraniano?
Mentre la situazione a Gaza resta incandescente, un altro fronte di crisi potrebbe presto aprirsi in Medio Oriente. Secondo il Washington Post, fonti dell’intelligence statunitense hanno rivelato che Israele starebbe pianificando un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani entro la metà del 2025. L’operazione, che si baserebbe su informazioni raccolte già alla fine dell’amministrazione Biden e confermate con l’inizio del nuovo corso a Washington, avrebbe l’obiettivo di ritardare il programma nucleare iraniano di settimane o mesi.
Secondo gli analisti, una simile azione militare potrebbe scatenare una reazione a catena, portando l’Iran a intensificare le proprie attività militari in Medio Oriente e potenzialmente coinvolgendo le milizie filo-iraniane in Siria, Libano e Iraq. Il rischio di una guerra su larga scala è concreto, con Teheran che ha più volte avvertito che risponderebbe con durezza a qualsiasi attacco diretto ai suoi impianti strategici.
Uno scenario geopolitico sempre più instabile
Il fragile equilibrio in Medio Oriente è messo alla prova su più fronti: da una tregua sempre più fragile a Gaza fino alla crescente possibilità di un conflitto tra Israele e Iran. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione lo sviluppo degli eventi, mentre Washington, pur non prendendo una posizione ufficiale, appare consapevole della determinazione israeliana nel contrastare la minaccia iraniana.
Se la diplomazia non riuscirà a contenere le tensioni, il 2025 potrebbe segnare un nuovo capitolo di instabilità nella regione, con ripercussioni globali che potrebbero incidere sugli equilibri strategici tra Occidente e Medio Oriente.