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Confesercenti: l’inflazione morde i consumi, spesa in calo di 3,7 miliardi nel secondo semestre

16 Set 2023 - Italia

Confesercenti: l’inflazione morde i consumi, spesa in calo di 3,7 miliardi nel secondo semestre

La situazione economica del paese è ancora difficile a causa della pandemia e della forte inflazione che stanno erodendo il reddito e i risparmi delle famiglie italiane. Queste sono costrette a tagliare i loro consumi per far quadrare i conti e per affrontare la salita dei prezzi. Secondo le stime del Centro Europa ricerche per Confesercenti, la spesa totale delle famiglie dovrebbe scendere di 3,7 miliardi nel secondo semestre rispetto ai primi sei mesi dell’anno, con una variazione annua del solo +0,8%, la più debole dal 2000.

A pesare sulle decisioni di consumo ci sono diversi fattori. In primo luogo, evidenzia Confesercenti, il prolungato periodo di inflazione elevata, che ha ridotto il potere d’acquisto degli italiani: il ritorno alla normalità è in corso, ma è più lento di quanto previsto, con un incremento annuo dei prezzi che ad agosto si è mantenuto ancora oltre la soglia del 5% (+5,4%).

Alla perdita di potere d’acquisto si somma quella dei risparmi, usati dalle famiglie nella prima fase dell’aumento dei prezzi per conservare i livelli di consumo precedenti: un margine di manovra che, dopo quasi due anni di corsa dei prezzi, si è ormai fortemente assottigliato.

A rallentare i consumi anche il rialzo dei tassi di interesse attuato dalla Banca centrale europea (Bce), arrivato al decimo aumento consecutivo: una misura presa per combattere l’inflazione, ma che purtroppo influisce negativamente sulla capacità di spesa delle famiglie – soprattutto di quelle con un mutuo a tasso variabile – incidendo sulla crescita complessiva dell’economia.

La quota complessiva dei consumi sul Pil, viene quindi stimata, dovrebbe fermarsi al 59,3%, dal 59,8% dello scorso anno, ma al netto dell’inflazione darebbe un contributo reale del 58,4%, il più basso dall’inizio del secolo (nel 2000 era il 59,9%).

Per Confesercenti, cambiare la tendenza è possibile ma occorre intervenire rapidamente. Per portare la crescita in linea con gli obiettivi occorrerebbe un aumento dei consumi di 4 miliardi nel secondo semestre, con contributo alla crescita del Pil che salirebbe da 0,6 a 0,9 punti.

“Considerando che la propensione al consumo è oggi pari al 93%, questo aumento di spesa potrebbe essere ottenuto detassando per 4,3 miliardi le tredicesime – afferma -. Un minor gettito che però verrebbe parzialmente recuperato: la maggiore crescita e la maggiore spesa per consumi generate dalla detassazione delle tredicesime porterebbero ad un aumento di gettito di 1,3 miliardi, riducendo il costo del provvedimento per il bilancio pubblico a 3 miliardi”.

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