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Hamas e la vulnerabilità di Israele

7 Ott 2023 - Approfondimenti Politici

Hamas e la vulnerabilità di Israele

La guerra d’Israele

Facciamo un poco di ordine sulla questione israelo-palestinese. Israele sta vivendo da tempo una crisi democratica e istituzionale che ha visto contrapposti il Governo e una fetta consistente della popolazione. Netanyahu, sostenuto dall’ala intransigente, ortodossa, integralista del Paese sta portando avanti una riforma della giustizia che destabilizzerebbe gli equilibri dello Stato con un rafforzamento dei poteri del Governo a discapito della magistratura.

Il Medio Oriente sta vivendo una stagione di grandi mutazioni con Israele e Arabia Saudita che starebbero per stringere un accordo storico, simile al riconoscimento dell’Egitto dello Stato  “sionista”.

La Siria è in mano ai russi, ai Pasdaran iraniani e con una forte influenza della Turchia che gioca al gatto con i topi con i curdi. In Libano Hezbollah esercita un controllo capillare e, sovvenzionata da Teheran, foraggia Hamas e tutti i gruppi terroristici presenti nella striscia di Gaza e dintorni. L’OLP ha perso la sua autorevolezza e, stando ad alcuni sondaggi, non rappresenta il sentiment degli arabi.

In questo dedalo inestricabile, comprendere dove si sia inceppato il meccanismo e in quale preciso istante il Mossad abbia smesso di fare il Mossad è davvero difficile.
La guerra del Kippur, citata come una nefasta ricorrenza, potrebbe essere solo il principio di qualche scenario molto più raccapricciante.

Le domande degli osservatori si affastellano:

  • Perché la risposta d’Israele è stata tardiva?
  • Perché si sono sottovalutati tutti i segnali che lasciavano trasparire un’azione eclatante di Hamas?
  • Hamas è stata davvero in grado di organizzare un’azione su ampia scala senza che Israele si accorgesse di niente e per giunta sostenuto dall’Iran?
  • Perché gli accordi di Abramo potrebbero essere cancellati dopo la reazione furente dei palestinesi?
  • Perché Mohammad bin Salman Al Sa’ud, l’uomo più potente della penisola araba, il Principe con maggiori interessi in occidente, il nuovo Emiro che avanza indisturbato dovrebbe seriamente preoccuparsi dei palestinesi (sunniti) e assecondare le velleità antioccidentali dell’Iran (sciita)?
  • E ancora, la Russia che ruolo gioca nello scacchiere mediorentale, considerati i buoni rapporti con Israele?
  • E gli Usa come intendono muoversi con Trump prima e Biden dopo concentrati su un accordo che porterebbe il riconoscimento di Israele in un contesto, quello arabo, incattivito da anni di guerre e atroci sconfitte?

Le ipotesi sarebbero molteplici:

  • Forse Netanyahu, in vacanza al momento dell’attacco di Hamas, vorrebbe uno stato di tensione per poi mostrare il pugno di ferro e chiedere “pieni poteri”, portando avanti una politica anche liberticida.
  • Forse qualcuno dell’apparato di intelligence ha voluto destabilizzare proprio Netanyahu e ha visto nell’attacco di Hamas la morte politica del Premier israeliano.
  • Forse la crisi politica e democratica ha indebolito l’apparato di sicurezza di Israele, consentendo ai nemici storici dei discendenti di David di straripare nelle crepe del sistema.
  • Forse è un segnale al mondo arabo: se Israele viene riconosciuto dall’Arabia Saudita, la guerra santa per i sunniti è persa.
  • Forse gli arabi e gli ebrei sono arrivati ad un punto di scontro tale da rendere impossibile qualsiasi convivenza pacifica e la radicalizzazione delle posizioni ha fatto il resto, con l’avallo degli iraniani e di tutte le formazioni terroristiche presenti in Medio Oriente nemiche d’Israele.
  • Forse Hamas, nel disperato tentativo di riportare la questione palestinese al centro dell’attenzione del mondo arabo, incita alla rivolta dei popoli contro i loro governati giudicati “corrotti dall’occidente”.

Le prossime ore saranno cruciali: intanto la terza guerra mondiale rinfocola una regione instabile per definizione e apre un altro scenario in prospettiva drammatico.

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