La Maternità Surrogata “a Fini di Sfruttamento Riproduttivo” Potrebbe Essere Vietata in Europa
8 Ott 2023 - Europa
Una significativa mossa legislativa ha sollevato dibattiti e discussioni in Europa riguardo alla maternità surrogata. La Commissione Libertà pubbliche del Parlamento Europeo ha approvato a vasta maggioranza un testo di compromesso dedicato alla riforma della direttiva del 2011 sulla prevenzione e la lotta al traffico degli esseri umani e la protezione delle vittime.
L’emendamento chiave di questo testo riguarda l’articolo 2, paragrafo 3, in cui si afferma che “lo sfruttamento deve includere, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione di altri o altre forme di sfruttamento sessuale, lavoro o servizi forzati, incluso l’accattonaggio, la schiavitù o le pratiche simili alla schiavitù, la servitù, o lo sfruttamento di attività criminali, o la rimozione di organi, matrimoni forzati, adozioni illegali, la maternità surrogata a fini di sfruttamento riproduttivo, lo sfruttamento di bambini in istituzioni di residenza o chiuse, o il reclutamento di bambini per commettere o partecipare in attività criminali”.
L’eurodeputato Vincenzo Sofo, relatore per il gruppo dei Conservatori, ha commentato questa decisione dicendo: “È stato messo un freno alla normalizzazione di un crimine aberrante come l’utilizzo dei corpi delle donne per la procreazione di bambini oggetto di compravendita”. Il testo è stato approvato da tutti i gruppi politici del Parlamento Europeo, ad eccezione dei Conservatori e Identità e Democrazia, con nessun voto contrario.
Tuttavia, è importante notare che il riferimento alla maternità surrogata è circoscritto alla pratica “a fini di sfruttamento riproduttivo”. Questo significa che se una donna sceglie liberamente di diventare una “surrogata solidale” senza coercizione, non ci sarebbe alcun reato. Pertanto, i paesi dell’UE in cui la maternità surrogata non è vietata non saranno costretti a un divieto generalizzato di questa pratica.
Il testo contiene anche un passaggio controverso che mette in guardia dalla discriminazione non solo “sulla base del sesso, genere, razza o origine etnica, disabilità, orientamento sessuale”, ma anche di “identità di genere, espressione di genere e caratteristiche sessuali o la combinazione di entrambe”. Questo ha portato all’astensione di alcuni gruppi favorevoli alla parte sulla surrogazione di maternità e vari altri eurodeputati. La decisione ha sollevato questioni importanti e continuerà a essere oggetto di dibattito nella plenaria del Parlamento Europeo.