Guerra a Gaza: Russia e Cina ringraziano
13 Ott 2023 - Approfondimenti Politici
A chi giova una recrudescenza della violenza in Medio Oriente?
“Qui prodest?” direbbero i latini. La telefonata tra il presidente iraniano Raisi e il principe Mohammed Bin Salman è un campanello d’allarme. I rapporti diplomatici tra l’Iran e l’Arabia Saudita hanno navigato sempre in acque turbolente. Lo Yemen è una delle vittime delle tensioni tra i due Stati e gli atti ostili, non solo sono radicati nelle viscere delle diatribe religiose, ma vertono sulle sfere di influenza in un’area in cui sciiti e sunniti si sono sempre contrapposti con veemenza.
L’intervento della Cina negli ultimi anni ha portato i due Paesi a sedersi al tavolo delle trattative e a costruire un dialogo sempre difficile e faticoso. L’Iran, come noto, ha rapporti intensi con la Russia e il suo apporto nella guerra in Ucraina è continuo ed efficace. Per pacificare l’area geografica più turbolenta del pianeta, gli americani hanno intessuto relazioni diplomatiche, arrivando a rendere perseguibile un processo storico solo qualche decennio prima inimmaginabile: il riconoscimento da parte dell’Arabia Saudita dello Stato d’Israele.
In termini pratici cosa sarebbe accaduto se Trump prima, e Biden dopo, avessero chiuso il cerchio della riconciliazione?
L’Iran sarebbe stato completamente isolato; Hamas avrebbe perso un valido punto di riferimento; Israele avrebbe costituito l’avamposto dell’occidente e sarebbe diventato il fulcro della politica regionale in Medio Oriente insieme agli arabi sunniti. Lo stesso Erdogan avrebbe fatto affari con Israele, con la consapevolezza che il popolo arabo sunnita non avrebbe inneggiato al Jihad. Risultato: alla Russia sarebbe rimasta la martoriata Siria, Hezbollah e l’Iran e la Cina avrebbe dovuto fare i conti con gli americani in Medio Oriente. Altro dato da non sottovalutare: l’Occidente si sarebbe impegnato sul fronte ucraino.
Dopo gli attacchi di Hamas la situazione sembra capovolta:
l’Arabia Saudita non può ratificare gli Accordi di Abramo a cuor leggero, Erdogan deve rivedere la sua politica con Israele, i palestinesi gridano la loro disperazione, Israele apre un nuovo fronte che impegna direttamente gli americani, l’Ucraina potrebbe diventare uno scenario secondario sullo scacchiere internazionale e la Cina utilizzerebbe le sue buone relazioni con Arabia Saudita e Iran per indirizzare a suo piacimento le azioni politiche in Medio Oriente.
In tutto questo suk diplomatico, Netanyahu – consegnato alla storia come il Primo Ministro peggiore dalla nascita d’Israele – non intende tornare indietro e punta dritto alla distruzione di Hamas: Russia e Cina ringraziano!