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WeWork: Il Crollo del Gigante del Coworking a Wall Street

2 Nov 2023 - Finanza

WeWork: Il Crollo del Gigante del Coworking a Wall Street

Il premarket di Wall Street ha riservato brutte sorprese per WeWork, con un crollo del 42% delle sue azioni, seguendo le indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui il colosso newyorkese potrebbe presto chiedere protezione dai creditori in base al Chapter 11. Questa mossa sarebbe dovuta al crollo del suo modello di business in seguito alla pandemia. La valutazione di WeWork è precipitata da 47 miliardi di dollari a soli 8 miliardi nel 2021, e oggi il gruppo si trova a fronteggiare una capitalizzazione di meno di 100 milioni di dollari.

WeWork, la società di coworking con sede a New York, è stata al centro di una tumultuosa montagna russa finanziaria che sembra aver raggiunto un punto critico. La notizia del crollo del 42% delle sue azioni nel premarket di Wall Street ha scosso gli investitori e ha scatenato molte domande sul futuro di questa azienda una volta tanto acclamata.

La drammatica caduta di WeWork è stata innescata da indiscrezioni secondo le quali la società potrebbe presto presentare una richiesta di protezione dai creditori in base al Chapter 11. Questa mossa sarebbe stata causata dai gravi problemi finanziari che WeWork ha affrontato, complicati dall’incertezza generata dalla pandemia.

Nel 2019, WeWork aveva tentato una quotazione iniziale (IPO) attraverso la sua allora azienda madre, The We Company. Tuttavia, l’IPO aveva fallito a causa delle critiche legate alla governance, al modello di business e alla capacità dell’azienda di generare profitti. Gli investitori erano scettici riguardo a un’azienda che, sebbene avesse registrato una valutazione di 47 miliardi di dollari all’apice del suo successo, sembrava incapace di generare utili consistenti.

La situazione peggiorò ulteriormente quando il co-fondatore di WeWork, Adam Neumann, si dimise dalla carica di CEO a seguito delle pressioni crescenti degli investitori e del rilascio del prospetto dell’IPO. In seguito a questi eventi, l’IPO fu ritirata ufficialmente, e la valutazione dell’azienda crollò da 47 miliardi di dollari a circa 10 miliardi di dollari.

Nonostante i problemi finanziari, Adam Neumann ricevette un cospicuo pagamento di quasi 1,7 miliardi di dollari da SoftBank per abbandonare il consiglio di amministrazione di WeWork e tagliare la maggior parte dei suoi legami con l’azienda. Questo ha suscitato molte critiche, considerando che l’azienda stava attraversando una fase di difficoltà finanziarie.

Il New York Times ha descritto la vicenda dell’azienda come “un collasso senza precedenti nella storia delle startup”, attribuendo gran parte delle colpe a Neumann e alle ingenti somme di denaro che aveva ricevuto da SoftBank.

Oggi, WeWork sembra essere sull’orlo del baratro, con la possibilità imminente di dichiarare il Chapter 11. Questa mossa potrebbe rappresentare un tentativo disperato di proteggere l’azienda dai creditori, ma al contempo mette in luce la fragilità del suo modello di business.

Inoltre, le azioni di WeWork hanno subito un ulteriore crollo del 37% a seguito delle voci che indicavano l’imminenza della richiesta di protezione dai creditori. L’azienda è oggi valutata a soli 100 milioni di dollari, una frazione dei suoi fasti passati.

In un tentativo disperato di salvare la situazione, WeWork sta cercando di negoziare con alcuni dei suoi detentori di obbligazioni per migliorare la sua situazione finanziaria e ottiene una proroga di sette giorni per implementare misure mirate a “rafforzare la struttura di capitale” del gruppo.

Il futuro di WeWork rimane incerto, e la società dovrà affrontare sfide significative per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo. Il suo rapido declino serve da avvertimento sulle conseguenze di una crescita eccessivamente veloce e su come una valutazione gonfiata possa crollare quando le fondamenta non sono solide.

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