Liberati 13 Ostaggi Israeliani da Hamas
25 Nov 2023 - Mondo
I primi 13 ostaggi israeliani, rapiti da Hamas e trattenuti nella Striscia di Gaza per quasi 50 giorni, sono stati finalmente liberati oggi. Tra gli ostaggi, la cui identità è stata resa pubblica, figurano donne e bambini, segnando un momento di gioia e di tristezza per le famiglie e la comunità.
Chi sono
Tra gli ostaggi liberati vi sono Hannah Katzir (77 anni), Margalit Mozes (77), Yafa Ader (85), Hannah Perry (79), Adina Moshe (72), Danielle (44) ed Amelia (5) Aloni, Ruthi (72), Keren (55) e Ohad (9) Mondar, Doron Katz Aher (34 anni) con le figlie Aviv (2) e Raz (4). Questi nomi rappresentano non solo individui, ma anche storie di resistenza e sopravvivenza.
Le storie
Adina Moshe, rapita a Gaza dopo l’assassinio del marito Said, è stata vista in un video circolato sui social media, un’immagine che ha scosso la comunità. Margalit Mozes, rapita dalla sua casa a Nir Oz, ha affrontato la prigionia senza le sue medicine essenziali, dopo aver sconfitto il cancro.
Il caso della famiglia Mondar è particolarmente toccante, con tre generazioni – il piccolo Ohad, la madre Keren e la nonna Ruti – tra gli ostaggi liberati. Tuttavia, il marito di Ruti, Avraham, rimane ancora prigioniero.
I residenti del kibbutz di Nir Oz hanno riconosciuto con sollievo Margalit Mozes e Adina Moshe al loro ritorno. La comunità ha vissuto momenti di angoscia e speranza, in attesa di notizie sugli ostaggi.
Il tragico sabato 7 ottobre ha segnato l’inizio di questa dolorosa vicenda. Doron Katz Asher e le sue piccole figlie Raz e Aviv si trovavano a Nir Oz per una visita, quando la madre di Doron, Efrat Katz, è stata uccisa e il suo compagno Gadi Mozes rapito insieme all’ex moglie Margalit.
Danielle Aloni e la figlia Amelia erano anch’esse in visita a Nir Oz per la festività ebraica di Simchat Torah. La sorella di Danielle, Sharon, il marito David Konio e i loro figli gemelli Ema e Yuli, di soli 3 anni, sono ancora prigionieri.
La storia di Hanna Katzir, una delle fondatrici del kibbutz Nir Otz, è emblematica: ha perso il marito, il figlio Elad è stato rapito, e lei stessa, nonostante le sue disabilità, è stata tenuta in ostaggio. Il suo recente video in sedia a rotelle ha commosso molti.
Queste storie, purtroppo, sono solo alcune tra le tante che emergono da questa crisi. Ogni ostaggio liberato porta con sé una narrazione di sofferenza e resilienza. La comunità internazionale segue con attenzione gli sviluppi, sperando in ulteriori liberazioni e in una risoluzione pacifica del conflitto.