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Escalation di Violenza in Medio Oriente: Incursioni Israeliane in Cisgiordania e Gaza Intensificano il Conflitto

8 Dic 2023 - Geopolitica

Escalation di Violenza in Medio Oriente: Incursioni Israeliane in Cisgiordania e Gaza Intensificano il Conflitto

La situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza continua a deteriorarsi, con recenti sviluppi che segnalano un’escalation significativa del conflitto. Soldati israeliani hanno effettuato un’incursione nella centralissima piazza Al-Manara a Ramallah, la capitale amministrativa palestinese, suscitando preoccupazione e tensione nella regione.

Secondo l’emittente Al-Jazeera, i militari israeliani, che presidiavano ancora la zona nelle prime ore del mattino di venerdì, hanno utilizzato gas lacrimogeno e granate sonore durante l’operazione. Nonostante la gravità dell’intervento, non è stata segnalata alcuna resistenza.

Parallelamente, l’agenzia palestinese Wafa riporta arresti effettuati dall’esercito israeliano anche a Betlemme e nei pressi di Hebron. Altri scontri tra militari israeliani e miliziani palestinesi si sono verificati a Jenin, Nablus e Tulkarem, come riportato dall’Institute for the Study of War.

Almeno tre persone uccise nel campo profughi di Faraa, a nord-est di Nablus, secondo fonti mediche citate da Al Jazeera. Questi eventi si inseriscono in un contesto già teso, con un bilancio di 266 morti e oltre tremila feriti in Cisgiordania dal 7 ottobre, secondo il ministero della Sanità palestinese, gestito da Hamas.

La notte ha visto anche la continuazione dei bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza, con attacchi a Gaza city, Nuseirat, Khan Younis e Rafah, provocando diverse vittime. In particolare, la città di Khan Younis è stata teatro di intensi combattimenti tra l’esercito israeliano e i miliziani di Hamas e altri gruppi armati palestinesi.

L’Idf (Israel Defense Forces) ha aggiornato il bilancio dei soldati morti a 96 dall’inizio dell’offensiva di terra, inclusa la recente perdita di Gal Eisenkot, figlio dell’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot.

La situazione umanitaria a Gaza si aggrava, con l’ingresso limitato di aiuti umanitari. Giovedì sono entrati 69 camion di aiuti, una quantità inferiore rispetto ai duecento circa al giorno durante la tregua, secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). Inoltre, sono stati consegnati 61 mila litri di carburante, ma il programma di assistenza delle Nazioni Unite è “di fatto non più funzionante”, come avvertito dal responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Martin Griffiths.

La decisione del gabinetto israeliano di aprire il valico di Kerem Shalom per gli aiuti a Gaza, chiuso dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, è un segnale positivo, ma la situazione rimane critica per i circa due milioni di sfollati interni.

Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha condannato lo spostamento forzato dei palestinesi dal loro territorio, definendolo una violazione del diritto umanitario. L’Egitto ha rafforzato la presenza militare al confine con Gaza per prevenire un esodo di massa verso il Sinai.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà venerdì su richiesta del segretario generale António Guterres per discutere un nuovo cessate il fuoco. Nel frattempo, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha rinnovato il supporto americano a Israele, chiedendo al contempo un maggiore impegno per proteggere i civili a Gaza e frenare la violenza dei coloni estremisti in Cisgiordania.

Infine, la tensione aumenta anche al confine nord di Israele, con attacchi provenienti dal Libano e dalla Siria. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha avvertito Hezbollah di possibili gravi conseguenze in caso di ulteriori aggressioni.

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