Giornata tumultuosa per Giorgia Meloni e tensioni sulla ratifica del Mes
23 Giu 2023 - Italia
Il Mes fa sbandare la maggioranza
La giornata parlamentare è stata caratterizzata da due eventi senza precedenti. La maggioranza ha lasciato la commissione e ha permesso all’opposizione di far passare il primo voto sul Mes. Inoltre, a sorpresa, il Consiglio dei Ministri è stato rinviato per “motivi personali” non meglio specificati della presidente del Consiglio.
L’irritazione di Meloni
Non è stata una giornata facile per Giorgia Meloni, che si è trovata ad affrontare anche la questione Santanché, con la ministra del Turismo pronta a querelare e il partito che ha preso le sue difese.
Si dice che la premier sia parecchio irritata per la polemica sollevata sul meccanismo europeo, così come per le tensioni e le divergenze che si ripetono in Parlamento tra i partiti della maggioranza. Alcuni riferiscono che abbia dichiarato, con frustrazione, che se le cose continuano così, si tornerà a conteggiare i voti attraverso le elezioni. Il rinvio improvviso del Consiglio dei Ministri non contribuisce certo a placare gli animi, anzi. Si dice che Matteo Salvini non abbia preso bene la notizia. La riunione doveva essere dedicata all’annunciata riforma del codice della strada, di cui il leader della Lega ha parlato nelle settimane precedenti. Inoltre, premier e vicepremier avrebbero discusso anche sulla nomina del commissario per la ricostruzione, che molti prevedevano venisse annunciata durante la riunione di governo rinviata, proprio in concomitanza con il primo via libera al disegno di legge quadro sulle regole generali per gli interventi post calamità. Non è la prima volta che i due si trovano in disaccordo sulla gestione post-emergenza in Emilia Romagna e nelle altre zone colpite dalle alluvioni di maggio.
Le opposizioni votano la ratifica, la maggioranza diserta la commissione
In ogni caso, la maggioranza è riuscita, a fatica e dopo numerosi contatti tra i capigruppo, a trovare una posizione unitaria sul Mes. Nessun rappresentante si è presentato alla commissione Esteri, dove PD, Italia Viva-Azione e +Europa hanno votato da soli (con l’astensione di M5S e Alternativa per l’Italia), per approvare il testo base che richiede la ratifica della riforma del Meccanismo europeo. Si racconta che la Lega sia stata la più restia ad essere convinta, e all’interno di Fratelli d’Italia circolano sospetti sui rischi di sorprese quando, secondo il calendario, si andrà in Aula il 30 giugno. Nel frattempo, da Bruxelles, si segue “con attenzione”. Non è un mistero che alla fine si preveda un’approvazione della ratifica.
Un Consiglio dei Ministri senza il Presidente del Consiglio
Una soluzione che parte della maggioranza, si dice, si è rassegnata ad accettare. Ma è necessaria una giusta “narrativa”. Per questo si sta cercando di guadagnare tempo con rinvii continui. Non è ancora chiaro cosa accadrà. Si sta ragionando su varie exit strategy, che vanno dalla ripetizione dell’assenteismo – definito “ingiustificato” dal PD che parla di una maggioranza “indecente” – ma che sarebbe clamoroso in Aula, all’ipotesi di qualche emendamento che rassicuri sul fatto che l’Italia non richiederà mai il Mes, magari imponendo condizioni specifiche come il necessario consenso qualificato per l’accesso. Nel frattempo, alla Camera si discute dei diversi scenari, mentre arriva la notizia del rinvio del Consiglio dei Ministri. Inizialmente sembrava che fosse stato completamente annullato, tanto che i ministri stavano lasciando l’edificio. Poi sono stati richiamati perché c’erano leggi regionali in scadenza da valutare. La premier, difesa d’ufficio dal ministro Nello Musumeci in uscita da Palazzo Chigi, “voleva essere presente” per dare il via libera alla ricostruzione e alla riforma del codice della strada. Pertanto, “ha chiesto cortesemente” di rinviare.
Il leader della Lega isola il suo Ministro e tira dritto con il Mes
Matteo Salvini ha ribadito il suo no al Mes, definendo la lettera del capo di gabinetto del ministro del Tesoro Giorgetti “un parere tecnico”. “Ma gli italiani – ha affermato in serata a Porta a Porta – hanno scelto un governo politico. Questo non è il governo Monti o il governo Draghi. Questo è un governo politico che ha idee politiche. E politicamente continuo a ritenere che il Mes non sia uno strumento utile per il Paese”. Il vicepremier ha quindi aggiunto che “indipendentemente dall’esito del voto in Parlamento, come democratico, rispetterò quel voto. Ma personalmente ritengo che ci siano altre strade per finanziare il nostro Paese”. “Con le emissioni dei buoni del Tesoro – ha continuato Salvini – il mio debito è nelle mani degli italiani. Il Mes è un meccanismo straniero, e non vorrei che i soldi dei risparmiatori italiani andassero a coprire buchi altrove”.