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Javier Milei, Presidente Libertario dell’Argentina, Lancia un Decreto per Rivitalizzare l’Economia in Crisi

22 Dic 2023 - Mondo

Javier Milei, Presidente Libertario dell’Argentina, Lancia un Decreto per Rivitalizzare l’Economia in Crisi

Il Presidente argentino Javier Milei ha dato il via a un ambizioso piano di riforme economiche, caratterizzato da deregolamentazioni e dalla rimozione dei limiti alle esportazioni, nel tentativo di affrontare la grave crisi economica che sta affliggendo il paese.

Autodescritto come anarco-capitalista e noto per la sua retorica sensazionale, che ha suscitato paragoni con l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Milei ha dichiarato in un discorso televisivo: “Questo è solo il primo passo. L’obiettivo è restituire la libertà e l’autonomia agli individui e iniziare a smantellare l’enorme quantità di regolamentazioni che hanno impedito, ostacolato e fermato la crescita economica.”

Milei, entrato in carica il 10 dicembre, ha incolpato i legislatori uscenti per aver messo l’Argentina sulla strada verso l’iperinflazione, affermando che la classe politica “ha rovinato le nostre vite”. L’Argentina, che vanta la seconda economia più grande del Sud America, sta attualmente affrontando un’inflazione annuale del 143%, che ha causato il crollo del valore della sua valuta.

Il decreto firmato da Milei giovedì scorso delinea il suo piano per affrontare la crisi. Tra le misure proposte, vi è la privatizzazione di aziende statali, sebbene non siano stati specificati i nomi delle società. In precedenza, Milei aveva espresso il suo favore per la privatizzazione della compagnia petrolifera statale YPF.

Da quando ha assunto l’incarico, il governo di Milei ha svalutato la valuta locale, il peso, di oltre il 50%. Il Presidente ha anche annunciato l’intenzione di aumentare le tasse sulle esportazioni di cereali dell’Argentina, una fonte chiave di approvvigionamento globale di soia lavorata, mais e grano. Questa mossa, volta ad aumentare le entrate per poter ridurre altre tasse, è stata accolta con critiche da parte dei gruppi agricoli, che temono possa danneggiare il settore.

Mercoledì scorso, migliaia di persone hanno manifestato per le strade di Buenos Aires contro i piani di Milei e del governo. Le proteste sono state guidate da rappresentanti di cittadini disoccupati, che hanno richiesto maggior sostegno per i poveri.

Milei ha vinto la presidenza il 19 novembre, in un contesto di profondo malcontento nazionale e crescente povertà. Durante la campagna elettorale, ha promesso una “terapia d’urto” economica e una riduzione delle dimensioni dello stato. Ha anche indicato l’intenzione di spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, in una mossa parallela a quella intrapresa dall’amministrazione Trump.

Accusando il suo avversario, il Ministro dell’Economia Sergio Massa del partito Peronista, e i suoi alleati di aver condotto una “campagna della paura”, Milei ha ritrattato alcune delle sue proposte più controverse, come l’allentamento del controllo sulle armi. Nel suo ultimo spot elettorale, ha guardato in camera e assicurato agli elettori di non avere piani per privatizzare l’istruzione o la sanità.

La retorica di Milei ha risuonato ampiamente tra gli argentini, arrabbiati per la loro lotta quotidiana per arrivare a fine mese, costringendo molti a decidere quale dei due candidati considerassero il meno peggio.

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