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Come l’Amministrazione Biden sembra utilizzare le Big Tech per Controllare l’informazione

14 Lug 2023 - USA

Come l’Amministrazione Biden sembra utilizzare le Big Tech per Controllare l’informazione

Una trama intricata si snoda nel vasto panorama della politica americana, un mistero appeso tra i corridoi della Silicon Valley e i grandi uffici di Washington, D.C. Un’insolita alleanza sembra unire governo e Big Tech in un aspro balletto di potere e controllo, l’obbiettivo? Combattere la disinformazione. Ma a qual costo?

Martedì 4 luglio il giudice distrettuale Terry Doughty della Louisiana irrompe nel copione, brandendo un’ingiunzione che mette in scacco le mire censorie della Casa Bianca e dell’esecutivo. Secondo il giudice Doughty, l’amministrazione Biden avrebbe oltrepassato il limite negli ultimi anni, dando vita a una campagna di “censura di vasta portata”.

“Il quadro che emerge da queste prove è quasi distopico,” afferma Doughty, richiamando immagini orwelliane. Il giudice fa riferimento a post riguardanti la gestione della pandemia e notizie riguardanti Hunter Biden, figlio del presidente Usa.

Suona l’accusa dei repubblicani: un’ombra lunga di censura, orchestrata in connivenza con le Big Tech. L’eco di questa accusa viene rimbombata dal senatore repubblicano Eric Schmitt, che esulta per la decisione di Doughty come “un’enorme vittoria per il Primo Emendamento e un colpo alla censura”.

L’ingiunzione blocca il dialogo tra agenzie governative, tra cui il dipartimento della Salute e l’FBI, e i giganti dei social media, con il chiaro intento di impedire la rimozione o soppressione di contenuti. Ma come ogni regola, anche questa ha le sue eccezioni: le agenzie possono ancora contattare le Big Tech in caso di attività criminali, cospirazioni o minacce alla sicurezza nazionale.

Ma l’amministrazione Biden non si dà per vinta. Lunedì 10 luglio, ricorre alla corte d’appello federale cercando di bloccare l’ingiunzione. Gli avvocati della Casa Bianca sostengono che la sentenza di Doughty è troppo “vaga” e potrebbe ostacolare l’operato dei funzionari su questioni cruciali.

La parola “disinformazione” diventa l’emblema di una divisione sempre più marcata: da una parte coloro che difendono la libertà di parola a spada tratta, dall’altro quelli che ritengono necessario contenere la disinformazione. Ma cosa sia effettivamente “disinformazione” resta un interrogativo aperto e una fonte di scontro politico, un enigma intricato come un giallo che solo l’America sa raccontare.

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