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NORDIO E LA SUA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

16 Lug 2023 - Approfondimenti Politici

NORDIO E LA SUA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Nordio: il concorso esterno è un ossimoro giuridico

Il Ministro Nordio vuole riformare la giustizia italiana e non si ferma davanti alle polemiche. Anzi, rilancia sul Corriere della Sera spiegando a chiare lettere che il concorso esterno in associazione mafiosa è un ossimoro giuridico, non delinea confini certi e la giurisprudenza produce interpretazioni su interpretazioni senza fornire risposte esaustive e perentorie.

Che il Ministro abbia ragione o meno, ai cittadini, a digiuno di diritto, interessa poco. I cittadini osservano solo la lentezza della giustizia civile e le innumerevoli volte in cui i processi penali potrebbero essere evitati.

Nordio ha una sua ricetta: garantista sotto vari aspetti e più incisiva, senza fronzoli. Il reato di abuso d’ufficio è una mannaia per amministratori pubblici e dirigenti, non ha prodotto migliaia di condanne, ha rallentato procedure e investimenti.

L’Italia e la mentalità ultrà

In Italia, ogni qualvolta si mette mano alla giustizia, si crea il caos e ci si inoltra in una mentalità ultrà: da una parte i tifosi del giustizialismo e dall’altra i tifosi del garantismo. E subito la politica si sente accerchiata dalla magistratura che indaga su alcuni esponenti della maggioranza. La magistratura, dopo una presa di posizione di Palazzo Chigi con una velina al vetriolo e dichiarazioni più o meno roboanti, alza il vessillo della Costituzione: guai a toccare la giustizia, la democrazia è a rischio.

E intanto nulla cambia: interviene il Colle, interloquisce con la Presidente del Consiglio e invita gli esagitati al senso di responsabilità. Le riforme, come la separazione delle carriere, in Italia si tramutano sempre in guerre intestine tra poteri dello Stato. Mai una discussione serrata, un corpo a corpo sulle idee e sui principi, un dialogo finalizzato a costruire e non a distruggere.

E così Meloni è costretta a ripercorrere la linea berlusconiana, chiamare alla guerra santa i suoi e non entrare nel merito delle questioni.

Santanchè, La Russa e Delmastro

Chiariamoci, sul caso Santanchè c’è poco da fare: l’inchiesta sarebbe andata avanti a prescindere dalla riforma della giustizia. La Russa dovrebbe chiedere al figlio di fare l’uomo e di difendersi nel processo: se è innocente ne uscirà fuori. L’atteggiamento di Delmastro, nonostante il Gip si sia preso una grossa responsabilità con l’imputazione coatta, è deprecabile politicamente: il sottosegretario non poteva non sapere che le informazioni passate a Donzelli fossero top secret.

Il vittimismo della magistritura

Tuttavia il vittimismo della magistratura non rasserena gli animi e le testate giornalistiche avverse alla maggioranza, ovvero l’opposizione con la “O” maiuscola, non aiutano ad intavolare una trattativa seria. Su Repubblica Giovanni Fiandanca, giurista dall’alto profilo, afferma che “non è il momento di intervenire sul concorso” perché “è troppo forte la contrapposizione per farlo”, e aggiunge “anche se si tratta da sempre di un intervento necessario”. Meloni viaggia con il freno a mano tirato per non cadere in contraddizione sulla limpidezza del messaggio che vuole far passare: è entrata in una sezione di partito avendo come punto di riferimento Paolo Borsellino. Il fratello del magistrato ucciso e la sorella di Giovanni Falcone si sono indignati dinnanzi all’ipotesi di smantellare uno degli strumenti più efficaci per contrastare la mafia.

Per dirla alla Nordio

Ma, per dirla alla Nordio, se il reato di concorso esterno potesse essere sostituito con un altro strumento normativo più efficace, o potesse essere addirittura soppresso per consentire ai PM di utilizzare delle norme più pertinenti e meno soggette ad interpretazioni giurisprudenziali, non sarebbe una soluzione quantomeno da perorare?

La domanda penso sia legittima, la risposta dovrebbe contemplare dei ragionamenti avulsi dall’ideologia che ha bloccato il Paese in tutti questi anni: almeno questo è l’auspicio dei cittadini italiani.

 

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