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Apertura del Processo a L’Aja sulle Accuse di Genocidio a Gaza Contro Israele

11 Gen 2024 - Mondo

Apertura del Processo a L’Aja sulle Accuse di Genocidio a Gaza Contro Israele

La Corte internazionale di giustizia a L’Aja ospita oggi e domani udienze pubbliche riguardanti le accuse di genocidio a Gaza mosse contro Israele. Queste udienze, come spiegato dalla Corte, sono focalizzate sulla richiesta del Sudafrica di indicare misure provvisorie per proteggere i diritti del popolo palestinese ai sensi della Convenzione sul genocidio.

La Richiesta del Sudafrica e la Risposta di Israele

Il Sudafrica ha chiesto alla Corte di adottare misure provvisorie per prevenire ulteriori danni ai diritti del popolo palestinese e garantire il rispetto da parte di Israele degli obblighi derivanti dalla Convenzione sul genocidio. Israele, con il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog, respinge fermamente queste accuse, definendole “false” e presentando un caso di “autodifesa” per dimostrare gli sforzi nel minimizzare le vittime civili a Gaza.

Il Ruolo di Aharon Barak e Malcolm Shaw

Aharon Barak, ex giudice della Corte suprema israeliana e sopravvissuto all’Olocausto, è stato scelto da Israele come giudice nel collegio della Corte internazionale. A difendere Israele ci sarà anche il professor Malcolm Shaw, esperto di diritto internazionale.

La Posizione delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti

Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alloggio, ha affermato che la distruzione delle case a Gaza potrebbe essere considerata come prova di genocidio. D’altro canto, gli Stati Uniti, attraverso il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller e il segretario di Stato Antony Blinken, hanno espresso che le accuse mosse contro Israele sono “infondate” e non vedono “alcun atto che costituisca un genocidio” a Gaza.

La Richiesta di Hamas alla Corte

Hamas, attraverso un membro dell’ufficio politico del gruppo, Osama Hamdan, ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia di non cedere alle pressioni dell’amministrazione americana, sostenendo che gli Stati Uniti sono un partner nella guerra contro il popolo palestinese a Gaza.

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