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Arresti a Milano: I Social come Arma per il Proselitismo ISIS

17 Ott 2023 - Italia

Arresti a Milano: I Social come Arma per il Proselitismo ISIS

Milano si è svegliata questa mattina con la notizia dell’arresto di due egiziani, protagonisti di un’operazione antiterrorismo orchestrata dalla procura locale. Essi sono accusati di aver sfruttato i social media come canale per diffondere messaggi carichi d’odio, incitare alla jihad e reclutare nuovi adepti a favore dello Stato Islamico. Tra le frasi più emblematiche rinvenute durante le indagini, spicca: “Sparare con un’arma da fuoco ti fa avere un cuore di ferro”.

Tuttavia, è una minaccia specifica che ha creato grande preoccupazione tra gli inquirenti: diretta alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Commentando un post che ritraeva la Meloni accanto a Silvio Berlusconi, Alaa Refaei, uno dei due arrestati, ha scritto con toni minacciosi: “Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto… Pronti a colpirli a ciabattate”.

Le piattaforme social, ormai integrate nella quotidianità di molti, sono diventate un fertile terreno di coltivazione per le ideologie estreme. I post e i messaggi dei due egiziani, saturi di aggressività e violenza, avevano l’obiettivo di raggiungere e persuadere chiunque frequentasse determinati gruppi social, cercando di avvicinarli alle idee dell’ISIS. Un altro post significativo recitava: “Il nostro immediato appuntamento è a Gerusalemme”, seguito da insulti rivolti alla comunità ebraica.

Secondo quanto riferito da Daniele Calenda, responsabile della digos, i due sospetti sfruttavano il mondo virtuale dei social come un autentico “palcoscenico” per diffondere la loro ideologia, condividendo immagini, video e teorie estreme, delineando possibili azioni da intraprendere. Emergono dai loro messaggi chiare tracce di odio verso Israele e inviti incessanti alla jihad in Palestina.

In questo contesto, gli investigatori si stanno adoperando per mappare l’intera rete di contatti virtuali dei due egiziani, al fine di identificare ulteriori potenziali minacce e individuare possibili collaboratori coinvolti nella “cellula” di proselitismo.

Uno degli aspetti rivelatori dell’inchiesta riguarda anche i flussi di denaro. I due arrestati avrebbero effettuato trasferimenti, per un totale di circa 4.000 euro, verso diverse nazioni del Medio Oriente, in particolare a favore delle vedove dei combattenti jihadisti.

Marcello Viola, procuratore di Milano, ha tenuto a precisare che, nonostante la notorietà attuale dell’operazione, le indagini erano in corso da tempo. Originariamente condotte a Perugia, sono state poi trasferite a Milano. La tecnologia ha giocato un ruolo cruciale nelle indagini, con l’utilizzo del troyan, un sistema di intercettazione, sui dispositivi dei sospettati.

Questo caso, emergente in un’era di crescente digitalizzazione, ribadisce la cruciale importanza della sorveglianza e dell’intervento negli spazi virtuali. È fondamentale riconoscere e contrastare tempestivamente la diffusione di ideologie estremiste e minacciose, che sfruttano la vastità e l’anonimato della rete per propagarsi.

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