Biden alza la posta: oltre ai missili anche le mine antiuomo per Kiev
La Casa Bianca intensifica il sostegno all’Ucraina: tra missili a lungo raggio e mine antiuomo, si allontana la speranza di pace.
La decisione di Joe Biden di autorizzare la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina, rivelata dal Washington Post, segna un ulteriore passo nella direzione opposta a una de-escalation del conflitto in Europa. Dopo mesi di minacce nucleari e attacchi russi, la Casa Bianca sceglie ancora una volta di alimentare una guerra che, invece di avviarsi verso una soluzione diplomatica, sembra essere gestita da chi ha tutto l’interesse a mantenerla accesa.
Un ritorno al passato: le mine antiuomo
Nonostante il tentativo di minimizzare i rischi, sostenendo che le mine fornite sarebbero “autodistruggenti” e “a basso rischio per i civili”, questa mossa rappresenta un colpo durissimo per chiunque speri in una pace duratura. Biden, che due anni fa aveva ribadito l’impegno americano a vietare il trasferimento di mine antipersona, sembra oggi cedere alle pressioni interne ed esterne per contrastare i recenti avanzamenti russi nel Donetsk.
Questa decisione, spacciata come necessaria per “rafforzare le difese ucraine”, non tiene conto dei rischi a lungo termine per la popolazione civile. Persino le organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch, hanno definito questo sviluppo “scioccante e devastante”. Si aggiunge, quindi, un ulteriore tassello all’escalation bellica, ignorando che proprio l’utilizzo di mine ha devastato intere aree del mondo per decenni, lasciando cicatrici profonde nei territori e tra le persone.
Zelensky e l’appello disperato agli Stati Uniti
L’allarme lanciato da Volodymyr Zelensky durante un’intervista a Fox News conferma la totale dipendenza dell’Ucraina dagli aiuti statunitensi. “Se tagliassero gli aiuti, perderemmo la guerra”, ha dichiarato il presidente ucraino, sottolineando come la sopravvivenza del suo Paese sia appesa al filo dei finanziamenti di Washington. Tuttavia, dietro questa supposta unità tra Ucraina e Stati Uniti, si cela una realtà ben più complessa: una guerra che sembra servire gli interessi di chi ha tutto da guadagnare dal prolungarsi del conflitto.
Chi non vuole la pace?
Con l’avvicinarsi dell’insediamento di Donald Trump, che ha promesso di mettere fine al conflitto, l’attuale amministrazione sembra voler giocare tutte le sue carte per evitare un cambiamento di rotta. La fornitura di mine, così come quella di missili a lungo raggio, non è altro che l’ultimo disperato tentativo di mantenere viva una guerra che si sarebbe già potuta risolvere attraverso la diplomazia.
È chiaro che il conflitto in Ucraina non è più solo una questione regionale: è diventato il simbolo di una sfida globale tra potenze che preferiscono alimentare la guerra piuttosto che cercare soluzioni. Biden, da candidato che prometteva unità e pace, si è trasformato nel presidente che, con ogni mossa, sembra allontanare la fine della guerra. La domanda che rimane è: quanto ancora l’Europa dovrà pagare per decisioni prese dall’altra parte dell’oceano?