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Canada nel caos: Trudeau verso l’uscita tra crisi interna e bordate di Trump

27 Dic 2024 - Mondo

Il governo progressista di Trudeau vacilla sotto le pressioni economiche e politiche. Dimissioni eccellenti, sondaggi disastrosi e la minaccia di dazi USA aprono la strada a elezioni anticipate e a un possibile cambio di leadership.

Canada nel caos: Trudeau verso l’uscita tra crisi interna e bordate di Trump

Il Canada, un tempo emblema di stabilità politica, è oggi scosso da una crisi istituzionale senza precedenti. Proprio mentre si appresta a raccogliere dall’Italia la presidenza di turno del G7, il primo ministro Justin Trudeau, simbolo del globalismo progressista, vede il suo governo crollare sotto il peso di politiche fallimentari e scandali interni.

Il fallimento del modello Trudeau

Al governo da nove anni, Trudeau ha incarnato l’ideale del leader progressista, aperto alle politiche migratorie di massa e all’agenda ecologista radicale. Tuttavia, la realtà dei fatti ha smascherato un quadro ben diverso: crescita dell’inflazione, crisi economica, insicurezza interna e una crescente sfiducia popolare. Secondo i sondaggi, il suo Partito Liberale è crollato al 22%, lasciando campo libero ai Conservatori di Pierre Poilievre, saldamente avanti con il 43%.

Il terremoto politico: le dimissioni di Chrystia Freeland

A scuotere ulteriormente il fragile equilibrio del governo è stata la recente defezione di Chrystia Freeland, vicepremier e ministra delle Finanze, che il 16 dicembre ha annunciato le dimissioni. Figura chiave della squadra di Trudeau, Freeland ha ammesso pubblicamente l’esistenza di profonde spaccature sulla strategia per affrontare le nuove minacce commerciali provenienti dagli Stati Uniti.

Donald Trump, tornato sulla scena politica con la sua vittoria elettorale, ha già avvisato che imporrà dazi del 25% sulle merci canadesi. Freeland ha criticato l’incapacità di Trudeau di difendere l’economia nazionale, mentre Trump l’ha liquidata definendo la sua gestione “tossica e inutile”.

Trump all’attacco: un Canada al bivio

Le bordate di Trump contro Trudeau non si sono limitate ai dazi. In un recente post, l’ex presidente americano ha provocatoriamente definito il premier canadese un “governatore”, lasciando intendere che il Canada potrebbe diventare il “51º Stato” americano. Un commento che, pur nella sua provocazione, mette in luce il rischio di una perdita di sovranità per un Paese sempre più dipendente dalle politiche di Washington.

Una crisi che mette fine al mito progressista

L’uscita di scena di Freeland è solo l’ultimo capitolo di una crisi più ampia che coinvolge lo stesso Partito Liberale. Anche Jagmeet Singh, leader del Nuovo Partito Democratico, ha annunciato di voler sostenere una mozione di sfiducia contro Trudeau alla ripresa dei lavori parlamentari il 27 gennaio. Se il governo dovesse cadere, si aprirebbe la strada per elezioni anticipate che potrebbero segnare la fine dell’era Trudeau e della sua agenda globalista.

Verso una nuova leadership conservatrice?

Con un’opposizione interna crescente e sondaggi disastrosi, Trudeau ha dichiarato di voler riflettere sul proprio futuro politico durante la pausa invernale. Tuttavia, la sensazione è che il premier sia ormai arrivato al capolinea.

Mentre il Canada si prepara ad accogliere i leader del G7 a giugno, il summit potrebbe segnare l’inizio di una nuova era politica, con un volto conservatore al timone. I canadesi sembrano sempre più orientati a voltare pagina, respingendo un esperimento progressista rivelatosi fallimentare e scegliendo un ritorno ai valori di sovranità e sicurezza economica.

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