Caos alla Knesset: familiari delle vittime respinti con la forza, Netanyahu sotto accusa
4 Mar 2025 - Medio Oriente
Scontri tra parenti degli ostaggi del 7 ottobre e le guardie del Parlamento israeliano. Netanyahu rifiuta la commissione d'inchiesta e avverte Hamas: "Non immaginate le conseguenze". L'opposizione attacca il governo.

Caos e repressione: la protesta delle famiglie alla Knesset
Il 3 marzo 2025, la Knesset, il Parlamento israeliano, è stata teatro di violenti scontri tra le forze di sicurezza e i familiari delle vittime e degli ostaggi coinvolti negli attacchi del 7 ottobre 2023. Decine di parenti delle vittime sono stati respinti con la forza dalle guardie della Knesset, impedendo loro inizialmente l’accesso alla galleria riservata ai visitatori. Gli scontri hanno provocato almeno due feriti, tra cui un uomo che ha perso conoscenza: si tratta del padre di una delle vittime di Hamas.
Le famiglie chiedono verità, Netanyahu rifiuta
I familiari, riuniti sotto il gruppo “Membri del Consiglio di Ottobre”, rappresentano oltre 1.500 famiglie in lutto e parenti di ostaggi. La loro richiesta è chiara: istituire una commissione d’inchiesta nazionale per fare luce sugli errori e le responsabilità del governo israeliano negli eventi del 7 ottobre. Tuttavia, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rispedito la proposta al mittente, sostenendo che una commissione statale avrebbe “conclusioni predefinite e politicizzate”.
Netanyahu ha invece proposto un comitato d’inchiesta “obiettivo e imparziale”, ma le famiglie non si fidano e hanno risposto voltando le spalle al premier durante il suo intervento alla Knesset, un gesto simbolico che rappresenta il profondo senso di sfiducia verso il governo.
L’opposizione accusa il governo di censura e violenza
Non sono mancate le dure critiche dall’opposizione. Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha definito “orribili” le immagini delle forze di sicurezza che allontanavano con la forza le famiglie in lutto. Ha puntato il dito contro il presidente della Knesset, Amir Ohana, definendolo “complice” di questa vergogna e accusandolo di aver degradato l’istituzione del Parlamento come mai accaduto prima.
La crisi degli ostaggi e la minaccia di Netanyahu ad Hamas
Sul fronte della sicurezza, Netanyahu ha lanciato un duro avvertimento ad Hamas: “Non possono neanche immaginare le conseguenze” se non rilasceranno gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Tuttavia, i negoziati per la tregua sono in fase di stallo, e Israele ha deciso di sospendere l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Una mossa che ha sollevato critiche a livello internazionale, ma che il portavoce del governo israeliano, David Mencer, ha difeso affermando che “Hamas ha cibo a sufficienza per alimentare un’epidemia di obesità” mentre la popolazione soffre.
Hamas accusa Israele di voler sabotare la tregua
Dal canto suo, Hamas ha accusato Israele di voler far fallire l’accordo di tregua e di boicottare il rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi. Osama Hamdan, rappresentante di Hamas, ha denunciato la “minaccia” di Israele di riprendere la “guerra di sterminio” contro il popolo palestinese e ha parlato di “aggressione” contro Libano e Siria.
Un governo sotto pressione
Gli scontri alla Knesset e le dichiarazioni infuocate da entrambe le parti mostrano un Israele diviso e sempre più in difficoltà nella gestione della crisi degli ostaggi e delle tensioni con Hamas. La repressione della protesta delle famiglie in lutto potrebbe rappresentare un punto di non ritorno per Netanyahu, sempre più isolato anche a livello internazionale. La richiesta di una commissione d’inchiesta statale, respinta dal governo, potrebbe però riaccendersi, alimentando ulteriormente le tensioni politiche e sociali.