Caso Regeni, nuove testimonianze sulle torture: “Scosse elettriche e interrogatori spietati”
19 Nov 2024 - Mondo
Un ex detenuto palestinese racconta l’orrore subito da Giulio Regeni nel carcere egiziano: bendato, ammanettato e vittima di violenze brutali. La testimonianza riapre il dibattito internazionale sul caso.
Testimonianza di un ex detenuto palestinese sulle torture subite da Giulio Regeni
Durante il processo in corso presso la Prima Corte d’Assise di Roma, un ex detenuto palestinese ha fornito una testimonianza riguardo alle torture inflitte a Giulio Regeni nel gennaio 2016. La sua dichiarazione, originariamente trasmessa in un documentario di Al Jazeera, è stata presentata in aula, offrendo dettagli agghiaccianti sulle sofferenze subite dal ricercatore italiano.
Interrogatori e torture
Il testimone ha riferito di aver visto Regeni il 29 gennaio 2016, mentre veniva condotto, bendato e ammanettato, verso la sala degli interrogatori. Durante questi interrogatori, condotti in arabo e dialetto egiziano, i carcerieri insistevano con domande come: “Dove hai imparato a superare le tecniche per affrontare l’interrogatorio? Dove hai conseguito il corso anti-interrogatorio?”. Secondo il testimone, Regeni veniva torturato con scosse elettriche, e al termine degli interrogatori appariva sfinito, sostenuto da due carcerieri mentre veniva riportato in cella.
Dettagli sulle torture subite
Le indagini hanno rivelato che Regeni è stato sottoposto a torture brutali per diversi giorni. Secondo il medico legale Vittorio Fineschi, consulente della Procura di Roma, il corpo di Regeni presentava segni di percosse con pugni e calci, bruciature, bastonate sui piedi e ammanettamenti ai polsi e alle caviglie. Queste pratiche sono coerenti con metodi di tortura documentati in Egitto in precedenti studi retrospettivi.
Le dinamiche che hanno condotto alla morte di Giulio Regeni
Giulio Regeni, dottorando presso l’Università di Cambridge, si trovava al Cairo per condurre ricerche sui sindacati indipendenti egiziani. Il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di Piazza Tahrir, scomparve misteriosamente. Il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio lungo l’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria, con evidenti segni di tortura. Le indagini hanno indicato che Regeni fu sequestrato e interrogato dai servizi di sicurezza egiziani, che lo sospettavano erroneamente di essere una spia a causa delle sue ricerche e dei contatti con attivisti locali. Durante la detenzione, fu sottoposto a torture sistematiche che durarono diversi giorni, culminando nella sua morte a causa delle gravi lesioni riportate.
Questo caso ha sollevato gravi preoccupazioni a livello internazionale riguardo alle violazioni dei diritti umani in Egitto e ha portato a tensioni diplomatiche tra Italia ed Egitto, con richieste persistenti di giustizia per Giulio Regeni.