Cecilia Sala Prigioniera in Iran: L’Italia Chiede Risposte
2 Gen 2025 - Medio Oriente
La giornalista detenuta nella famigerata prigione di Evin subisce condizioni disumane. Tra isolamento e privazioni, si riapre il dibattito sulle sue passate posizioni ideologiche. Il governo italiano preme per la liberazione immediata.
Cecilia Sala, giornalista italiana di 29 anni, è detenuta in Iran dal 19 dicembre 2024. Nota per il suo lavoro con Il Foglio e il podcast “Stories” di Chora Media, Sala si trovava a Teheran con un regolare visto giornalistico per realizzare reportage sulle proteste civili e la repressione statale nel Paese.
Detenzione e condizioni carcerarie
Dopo l’arresto, Sala è stata trasferita nella prigione di Evin, a Teheran, nota per ospitare dissidenti politici e prigionieri stranieri. Le sue condizioni di detenzione sono preoccupanti: in una recente telefonata ai familiari, ha riferito di dormire per terra senza materasso, con solo due coperte per proteggersi dal freddo pungente. Inoltre, le sono stati confiscati gli occhiali da vista, rendendo ancora più difficile la sua permanenza in isolamento.
La prigione di Evin: simbolo di repressione e tortura
La prigione di Evin, costruita nel 1972 durante il regno dello Scià, ha mantenuto la sua fama di luogo di terrore anche sotto il regime islamico instaurato dopo la rivoluzione del 1979. Utilizzata principalmente per incarcerare dissidenti politici, attivisti e giornalisti, Evin è tristemente nota per l’uso della tortura fisica e psicologica. Ex detenuti hanno testimoniato di essere stati sottoposti a violenze fisiche, privazioni sensoriali e isolamento prolungato, tutte pratiche volte a spezzare la volontà dei prigionieri. Nonostante l’articolo 38 della Costituzione iraniana vieti esplicitamente l’isolamento e la tortura, la realtà dei detenuti dimostra un sistematico disprezzo per i diritti umani. In questo contesto, la detenzione di Cecilia Sala assume un valore simbolico di sfida alla comunità internazionale e ai principi fondamentali di libertà d’informazione.
Reazioni e interventi diplomatici
Il governo italiano ha espresso profonda preoccupazione per la situazione di Sala. Il Ministero degli Affari Esteri ha richiesto all’Iran la “liberazione immediata” della giornalista e “garanzie totali sulle sue condizioni di detenzione”. L’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha incontrato Sala per verificare il suo stato di salute e sta lavorando attivamente per il suo rilascio.
Possibili motivazioni dell’arresto
Le autorità iraniane non hanno fornito accuse specifiche contro Sala, limitandosi a dichiarare una generica “violazione delle leggi della Repubblica islamica”. Alcuni osservatori ipotizzano che l’arresto possa essere una risposta all’arresto in Italia di un cittadino iraniano, Mohammad Abedini, accusato di violazioni legate all’esportazione di tecnologie per droni. Questa coincidenza temporale solleva interrogativi sulla possibilità che Sala venga utilizzata come pedina in negoziati diplomatici.
Considerazioni sul passato di Cecilia Sala
È emerso che, in passato, Cecilia Sala aveva espresso opinioni critiche riguardo alla vicenda dei due marò italiani detenuti in India. In un tweet del 2013, scriveva: “Salvare due persone giocandosi la propria affidabilità significa metterne in pericolo molte di più”.
Queste dichiarazioni sono state recentemente riportate alla luce, suscitando dibattiti sull’eventuale cambiamento di prospettiva della giornalista alla luce della sua attuale esperienza di detenzione. Nonostante le critiche ricevute all’epoca, Massimiliano Latorre, uno dei due marò, ha espresso solidarietà nei confronti di Sala, dichiarando: “Mi ha ferito, ma andrei in cella al suo posto”.
Appelli alla comunità internazionale
Organizzazioni per i diritti umani e la libertà di stampa hanno lanciato appelli per il rilascio di Cecilia Sala, sottolineando l’importanza di garantire la sicurezza dei giornalisti e il rispetto dei diritti umani fondamentali.