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Crisi politica in Francia: Barnier verso la sfiducia, opposizioni compatte

3 Dic 2024 - Europa

Il governo ricorre al 49.3, ma destra e sinistra convergono sulla mozione di censura. Barnier a rischio dimissioni entro la settimana.

Crisi politica in Francia: Barnier verso la sfiducia, opposizioni compatte

La Francia si trova al centro di una crisi politica che potrebbe segnare la fine prematura del governo guidato da Michel Barnier, il quale, a meno di tre mesi dalla sua nomina, rischia di diventare il primo ministro con il mandato più breve della Quinta Repubblica. L’innesco di questa crisi è stato l’utilizzo dell’articolo 49.3 della Costituzione per l’approvazione del progetto di legge finanziaria sulla sicurezza sociale, una mossa che ha unito contro il governo le opposizioni di destra e sinistra.

L’uso del 49.3 e il contesto politico

L’articolo 49.3 consente al governo di approvare una legge senza passare dal voto parlamentare, ma con il rischio di una mozione di censura entro 24 ore. Questo strumento, impiegato per evitare l’impasse sull’importante legge di bilancio, ha suscitato forti critiche. L’opposizione lo ha interpretato come un segno di debolezza e arroganza da parte dell’esecutivo, incapace di ottenere il consenso parlamentare.

Barnier aveva cercato di ammorbidire le critiche, accogliendo alcune richieste del Rassemblement National (RN), come il mantenimento dei rimborsi per alcuni medicinali, e provando a inserire emendamenti favorevoli ai pensionati. Tuttavia, queste concessioni non sono bastate a placare le opposizioni, che ora convergono per sfiduciare il governo.

Le posizioni delle diverse aree politiche

La sinistra: Nuovo Fronte Popolare e La France Insoumise

La coalizione di sinistra, rappresentata dal Nuovo Fronte Popolare (NFP), include La France Insoumise (LFI), i socialisti, i verdi e i comunisti. Questo blocco ha immediatamente denunciato l’uso del 49.3 come un abuso di potere. Jean-Luc Mélenchon, leader di LFI, ha dichiarato che il governo “cadrà” e ha chiesto nuove elezioni, accusando Emmanuel Macron di essere l’unico responsabile della crisi politica e sociale.

Mathilde Panot, deputata di LFI, ha confermato che il NFP presenterà una mozione di censura. I socialisti, dal canto loro, hanno criticato Barnier per il rifiuto di dialogare con la sinistra e per il tentativo fallito di “comprare” il sostegno del RN. Hanno annunciato che voteranno a favore della censura, sottolineando che l’attuale esecutivo non rappresenta una soluzione per le emergenze sociali del Paese.

La destra: Rassemblement National e alleati

Il Rassemblement National, con 124 deputati, gioca un ruolo chiave nella crisi. Marine Le Pen ha definito il governo Barnier “un riciclo del macronismo” e ha dichiarato che il RN voterà a favore di qualsiasi mozione di censura per porre fine a un governo che “ignora l’emergenza sociale e la necessità di rilanciare la crescita”. Jordan Bardella, presidente del partito, ha annunciato su X che il RN presenterà anche una propria mozione di sfiducia.

Inoltre, l’ala più conservatrice dei Repubblicani, rappresentata da Eric Ciotti, ha promesso di sostenere la censura, portando il totale dei voti a favore della sfiducia ben oltre la soglia necessaria di 289.

Il macronismo e l’appello alla stabilità

Gabriel Attal, ex primo ministro e ora figura di spicco del movimento macronista, ha lanciato un appello alla responsabilità politica, sottolineando che “la caduta del governo porterebbe solo perdenti”. Attal ha evidenziato il rischio di instabilità economica e politica, invitando le opposizioni a mettere da parte le rivalità per evitare una crisi istituzionale che danneggerebbe le classi lavoratrici e medie.

Conseguenze e scenari futuri

Se la mozione di censura verrà approvata, Barnier sarà costretto a dimettersi e il presidente Macron dovrà nominare un nuovo primo ministro, un compito reso arduo dalla frammentazione politica dell’Assemblea Nazionale. Questo scenario potrebbe aprire la strada a nuove elezioni legislative, in un contesto di crescente polarizzazione tra le forze politiche.

L’attuale crisi rappresenta una delle prove più difficili per la Quinta Repubblica francese. L’esito del voto, previsto entro giovedì, non solo determinerà il futuro di Barnier, ma segnerà anche una tappa cruciale nella storia politica del Paese.

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