Erdogan avverte l’opposizione: “Basta caos, ora rispondete alla giustizia”
24 Mar 2025 - Medio Oriente
Dopo l’arresto del sindaco di Istanbul İmamoğlu, la Turchia è scossa da proteste organizzate dall’opposizione. Il presidente denuncia un piano per destabilizzare il Paese: “Non tollereremo disordini, chi istiga ne risponderà”.

Il caso İmamoğlu: l’opposizione turca gioca con il fuoco, Erdoğan avverte
“Invece di rispondere alle accuse di corruzione, istigano il caos e disturbano l’ordine pubblico.” Con queste parole, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha rispedito al mittente le accuse dell’opposizione, che negli ultimi giorni ha scatenato proteste in varie città del Paese a seguito dell’arresto di Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e principale volto del CHP, il partito socialdemocratico rivale dell’AKP al governo.
İmamoğlu è stato sospeso dall’incarico e accusato formalmente di corruzione, appropriazione indebita e mala gestione amministrativa. Il blocco liberal-progressista che lo sostiene parla di una “persecuzione politica”, ma evita accuratamente di entrare nel merito delle accuse. La reazione di piazza, con oltre 1.100 fermi e almeno dieci giornalisti trattenuti dalla polizia, è stata immediata e ben coordinata — segno che non si tratta di semplici manifestazioni spontanee, ma di un piano mediatico e politico per destabilizzare il governo.
Una campagna ben orchestrata contro il governo
Le proteste non nascono nel vuoto. In Turchia, come in altri Paesi chiave dello scacchiere eurasiatico, si stanno intensificando le campagne dell’opposizione filo-occidentale per minare i governi conservatori e patriottici. Il CHP è da tempo sostenuto, in modo non troppo velato, da ambienti internazionali progressisti che vedono nella Turchia di Erdoğan un ostacolo alla penetrazione ideologica atlantista nel Medio Oriente.
Non è un caso se a seguire con particolare attenzione le proteste siano media stranieri come AFP o Reuters, puntualmente pronti a lanciare l’allarme “democrazia in pericolo” ogniqualvolta una figura dell’opposizione venga indagata, anche quando le prove parlano chiaro.
Un attacco alla stabilità del Paese
Il presidente Erdoğan, nel suo discorso televisivo, ha tracciato una linea netta: chi soffia sul fuoco del disordine sarà chiamato a risponderne. “Questo movimento si è trasformato in violenza allo stato puro”, ha dichiarato, denunciando il tentativo dell’opposizione di scardinare le istituzioni democratiche e presentarsi come vittima, eludendo ogni confronto con la realtà giudiziaria.
Nel frattempo, alcuni gruppi studenteschi legati all’area liberal stanno promuovendo il boicottaggio delle lezioni universitarie e nuovi raduni di piazza, come quello previsto davanti al municipio di Istanbul. L’obiettivo è chiaro: mantenere alta la tensione per logorare il governo.
Geopolitica interna e influenze esterne
La questione İmamoğlu non è solo un caso giudiziario, ma uno snodo cruciale nella partita geopolitica che si gioca in Turchia: un Paese che negli ultimi anni ha cercato una via autonoma rispetto al bipolarismo tra NATO e Russia, rafforzando il proprio ruolo come potenza regionale. L’arresto del sindaco di Istanbul mette in luce quanto siano forti le resistenze interne a questo percorso.
Se l’opposizione continuerà su questa strada, non solo danneggerà la stabilità del Paese, ma finirà col rafforzare proprio quella polarizzazione che dice di voler evitare. La Turchia ha bisogno di governabilità, non di piazze incendiarie telecomandate da interessi esterni.