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Il Campo Largo è Morto in Basilicata: Conte e Schlein non avrebbero Potuto Fare Peggio

25 Apr 2024 - Approfondimenti Politici

La Basilicata è stata travolta dalla incompetenza della classe dirigente regionale e nazionale del PD e del Movimento Cinque Stelle e intanto Bardi ringrazia e guarda ai prossimi cinque anni con il sorriso beffardo di chi ha vinto senza neanche impegnarsi.

Il Campo Largo è Morto in Basilicata: Conte e Schlein non avrebbero Potuto Fare Peggio

PRIMO ATTO. PRELUDIO ALLA TRAGEDIA

In Basilicata è andato in scena il dramma di un “Campo Largo” travolto dalle percentuali rilevanti di un Vito Bardi riconfermato governatore con il 56,63% dei consensi. Piero Marrese, Presidente della Provincia di Matera, politico stimatissimo – forse uno dei pochi realmente apprezzato nella compagine del Partito Democratico – ha compiuto un autentico miracolo nell’attestarsi al 42,16%. Qualcuno potrebbe storcere il naso pensando a una burla: uno scarto del 14,47% lo si definisce miracolo? I meno accorti alle dinamiche lucane non hanno la minima idea di cosa sia successo in una piccola regione poco appetibile elettoralmente, ma dalle grandi potenzialità energetiche e idriche. Bardi partiva da una condizione davvero disperata: la gestione dell’acqua commissariata da Roma, un tasso d’emigrazione giovanile da brividi, un’università poco attrattiva, una sanità imbarazzante, la mannaia dell’autonomia differenziata accettata supinamente, le infrastrutture carenti, il miraggio della ferrovia a Matera (non alta velocità, proprio la ferrovia), guerre fratricide all’interno del Centro Destra. Il centro sinistra avrebbe dovuto solo non litigare, scegliere il candidato Presidente migliore e costruire delle liste aderenti al territorio. Angelo Chiorazzo aveva trovato la quadra con Speranza e il segretario regionale del Partito Democratico Giovanni Lettieri.

SECONDO ATTO: COSA È ACCADUTO?

Si è cercato di coinvolgere il Movimento Cinque Stelle e i referenti regionali pentastellati si sono spaccati sul nome del candidato Presidente avanzato dal PD. Anche all’intero dello stesso Partito Democratico regionale si è aperta la stagione delle faide e le varie correnti si sono scontrate. Si sono formate coalizioni, filoni di pensiero, gruppetti più o meno amalgamati di ex potentati senza neanche più le preferenze delle loro mogli. E la caciara aumentava giorno dopo giorno. Le elezioni in Sardegna hanno segnato un cambio di passo. Con la vittoria del Centro Sinistra sugli errori di un Centro Destra diviso, Schlein ha deciso di puntare “testardamente” sul campo largo. A destra, dove le ambizioni del leghista Pepe e di qualche fratello d’Italia troppo sopravvalutato si facevano più pressanti, si è chiusa la partita con l’indicazione perentoria dei vertici romani: riconferma per Bardi. A sinistra il casino si è acuito, si è trasformato in anarchia assoluta, tutti parlavano e nessuno ascoltava.

TERZO ATTO: LA CONFUSIONE DI LETTIERI

Schlein ha deciso di prendere in mano la situazione, ha convocato Lettieri a Roma e ha mandato a Potenza, in una Direzione regionale in cui sono volanti insulti, i suoi luogotenenti Baruffi e Taruffi. In Direzione è passata la linea Chiorazzo candidato presidente dopo l’uscita dall’assemblea – a suon di pernacchi e urla – di Baruffi e Taruffi. Conte, attraverso il suo vassallo, tale Lomutti deputato della repubblica, ha sparigliato le carte: un no secco a Chiorazzo e un no alla candidatura di Marcello Pittella nel campo largo. Schlein, non accortasi del maldestro tentativo di Conte di distruggere il PD lucano, ha imposto all’anonimo Lettieri di accettare le condizioni del movimento. Lettieri, rimangiandosi tutto quello che aveva dichiarato mesi prima, ha cambiato rotta: Chiorazzo incandidabile come Presidente.

QUARTO ATTO: SI CONSUMA LA TRAGEDIA

Angelo Chiorazzo, incredulo dinnanzi all’inconsistenza politica del segretario del PD, per qualche giorno ha pensato di correre da solo. Il PD, in preda al panico, è andato alla ricerca di un altro candidato: il nome di un oculista, professionista affermato, ma non un trascinatore, è sembrato quasi un ordine insindacabile. Tutti, ma proprio tutti, hanno pensato a una riedizione riveduta e corretta di cinque anni prima, quando si candidò un farmacista, Carlo Trerotola, inadatto a guidare una coalizione indebolita dalle lotte intestine e provata dagli scandali. Dopo le prime dichiarazioni del candidato in pectore, dalla base si sono sollevate delle critiche feroci, irriverenti, sarcastiche e l’oculista affermato – inabissato dagli sberleffi – ha rinunciato: non sarebbe stata una campagna elettorale, sarebbe stata una barzelletta. Allora si è virato su Piero Marrese, un politico voluto bene dalla sua gente, un uomo serio, concreto, fattivo. Chiorazzo, all’ultimo istante, ha deciso di sostenere Marrese, ma Calenda e Renzi si sono incamminati verso destra e Pittella (Azione) e Polese (Italia Viva) si sono candidati sotto la guida del Generale.

QUINTO ATTO: UN FINALE SCONTATO

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: Fratelli d’Italia primo partito, Forza Italia una conferma consolidata, la Lega barcolla paurosamente ma non tracolla, Pittella e Polese rieletti Consiglieri regionali a suon di preferenze, il Partito Democratica regge l’urto, Basilicata Casa Comune di Angelo Chiorazzo è la seconda lista del centro sinistra, Alleanza Verdi e Sinistra prende un seggio, il Movimento Cinque Stelle perde una vagonata di voti e si attesta su due Consiglieri eletti.

CONSIDERAZIONE FINALE

Questa è la storia triste di due leader in cerca di autore: Schlein e Conte non sono adatti a costruire l’alternativa, non sono adatti a rappresentare il centro sinistra, non sono adatti a formare un campo largo. E questo i lucani l’hanno capito.

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