Il flop milionario di Kamala Harris
19 Nov 2024 - USA
Oltre un miliardo di dollari spesi in una campagna presidenziale fallimentare, tra sprechi, debiti e scelte controverse che hanno segnato una sconfitta storica per i Democratici.
Lo spreco milionario della campagna presidenziale di Kamala Harris
La corsa presidenziale di Kamala Harris per le elezioni del 2024 è stata un esempio emblematico di una gestione dispendiosa e inefficace delle risorse, che ha suscitato critiche feroci non solo tra gli avversari politici, ma anche tra gli stessi democratici. Nonostante le cifre astronomiche spese – oltre un miliardo di dollari in soli tre mesi – la campagna non è riuscita a tradurre l’enorme investimento in risultati concreti, culminando in una sconfitta elettorale e in un debito milionario.
Una raccolta fondi da record, ma spese fuori controllo
La campagna ha raccolto oltre 1,58 miliardi di dollari, di cui 1,003 miliardi provenienti direttamente dal comitato elettorale e 585 milioni da contributi esterni, secondo i dati di OpenSecrets. Tuttavia, il modo in cui queste risorse sono state impiegate lascia spazio a molti dubbi e accuse di sperpero irresponsabile. Harris ha investito cifre colossali in endorsement di celebrità e campagne di marketing con influencer, che si sono rivelate strategie inefficaci per attrarre il pubblico elettorale. La pubblicità, con un investimento record di 690 milioni di dollari, includeva iniziative discutibili come la spettacolare esposizione sulla Las Vegas Sphere, percepita più come un esercizio di vanità che come uno strumento per raggiungere gli elettori.
Scelte controverse e ipocrisie
A queste spese si aggiungono gravi controversie, come i 2,5 milioni di dollari pagati alla società di produzione di Oprah Winfrey per un evento esclusivo, una scelta che ha sollevato polemiche per la mancanza di una strategia elettorale concreta. Ancora più criticati sono stati i 12 milioni di dollari spesi in viaggi su jet privati, di cui 2,6 milioni nelle ultime settimane della campagna. Questi sprechi evidenziano una contraddizione stridente con le posizioni ambientaliste di Harris, compromettendo ulteriormente la sua credibilità.
Un confronto impietoso con Trump
Il confronto con la campagna di Donald Trump rende ancora più evidente il fallimento della gestione di Harris. Trump, con una spesa di circa 720 milioni di dollari, meno della metà del budget della vicepresidente, ha ottenuto una vittoria netta con 312 voti elettorali. Questo risultato sottolinea la capacità del team di Trump di massimizzare l’efficacia delle risorse a disposizione, al contrario del caos organizzativo della campagna democratica.
Il debito post-elettorale
La sconfitta non è stata l’unica eredità lasciata dalla corsa di Harris. Al termine delle elezioni, il comitato elettorale ha accumulato un debito di oltre 20 milioni di dollari, sollevando interrogativi sulla gestione dei fondi raccolti. Molti donatori, disillusi, chiedono ora maggiore trasparenza e responsabilità per un’operazione che ha tradito le aspettative.
Un fallimento che diventa lezione
L’esperienza di Kamala Harris nel 2024 rappresenta un monito per l’intero sistema democratico americano. La corsa al denaro non può sostituire una strategia politica solida e un messaggio chiaro agli elettori. Il tentativo della vicepresidente di imporsi attraverso una campagna opulenta e dispendiosa è naufragato contro il muro delle sue stesse contraddizioni e dell’inefficacia delle sue politiche. Una lezione che, forse, il Partito Democratico farebbe bene a tenere a mente.