472 Visualizzazioni

Il sistema fiscale italiano: come i ricchi pagano meno e la classe media sostiene il peso

2 Dic 2024 - Finanza

Uno studio rivela le disuguaglianze del sistema fiscale italiano: il 7% più ricco paga meno tasse in proporzione rispetto alla classe media, aggravando le disparità economiche. Scopri cosa dice il report e quali soluzioni possono invertire la tendenza

Il sistema fiscale italiano: come i ricchi pagano meno e la classe media sostiene il peso

L’Italia e la distorsione fiscale: un sistema che favorisce i ricchi a scapito della classe media

Un recente studio, condotto da un team di economisti guidati dall’ex funzionario del Tesoro Alessandro Santoro, ha sollevato il velo su una verità scomoda del sistema fiscale italiano. Contrariamente al principio di progressività previsto dalla Costituzione, il 7% più ricco degli italiani paga proporzionalmente meno tasse rispetto ai redditi medi e bassi. Questo squilibrio non è solo una questione tecnica, ma un problema che tocca direttamente le vite dei cittadini, aumentando le disuguaglianze e gravando pesantemente sulla classe media.

Cos’è la regressività fiscale?

La regressività fiscale si verifica quando chi ha redditi o patrimoni maggiori paga una percentuale inferiore delle proprie risorse rispetto a chi ha meno. Nel caso italiano, il problema si manifesta a partire da redditi di 76.000 euro annui e patrimoni di circa 450.000 euro. Ciò significa che, già molto prima di raggiungere la fascia dell’1% più ricco, si osserva una riduzione proporzionale del carico fiscale. Per esempio, mentre un lavoratore dipendente con un reddito di 30.000 euro paga aliquote effettive più alte, chi vive di rendite finanziarie o possiede immobili può beneficiare di tassazioni agevolate.

L’impatto sulla classe media

Secondo i dati del Tesoro citati nel report, il 21% dei contribuenti italiani, con redditi compresi tra 29.000 e 75.000 euro annui, contribuisce a oltre il 40% delle entrate fiscali complessive. Questo dato evidenzia come la classe media sostenga gran parte del peso fiscale del Paese, mentre le categorie più ricche riescono a ridurre il proprio contributo attraverso agevolazioni e regimi favorevoli.

Ad esempio, i lavoratori autonomi, pilastro del governo di destra, beneficiano di un’aliquota fissa del 15% per redditi fino a 85.000 euro, una percentuale significativamente inferiore rispetto all’aliquota massima del 43% che colpisce i lavoratori dipendenti sopra i 50.000 euro. Inoltre, le rendite finanziarie sono tassate con aliquote tra il 12,5% e il 26%, e le locazioni immobiliari possono essere tassate con un’aliquota fissa del 21%, indipendentemente dal reddito complessivo del proprietario.

Un problema politico e sociale

Questa situazione non è solo una questione economica, ma riflette scelte politiche precise. Come spiegato nel report, il sistema fiscale italiano è stato progressivamente modellato per favorire alcune categorie, spesso vicine al potere politico. Ad esempio, le imposte sulle successioni generano solo 1 miliardo di euro l’anno, contro i 18 miliardi della Francia o i 9 miliardi della Germania e del Regno Unito. Nonostante ciò, il governo attuale si oppone fermamente all’idea di introdurre una tassa patrimoniale o di aumentare le imposte sulle eredità, preferendo invece riduzioni fiscali per i redditi medi e bassi.

Possibili soluzioni

Gli economisti che hanno redatto lo studio propongono misure concrete per affrontare la regressività fiscale. Una delle più discusse è l’introduzione di una tassa patrimoniale sull’1% più ricco, o addirittura sullo 0,1% più ricco, che potrebbe generare fino a 12 miliardi di euro l’anno. Questo denaro potrebbe essere utilizzato per alleggerire il carico fiscale sulla classe media o finanziare servizi pubblici essenziali.

Ad esempio, una famiglia con un patrimonio superiore a 2 milioni di euro potrebbe essere tassata con un’aliquota aggiuntiva minima, contribuendo significativamente alle casse dello Stato senza compromettere il loro tenore di vita. Parallelamente, si potrebbero rimodulare le aliquote fiscali sui redditi medio-alti, mantenendo il principio di equità.

Un confronto con l’Europa

Il report sottolinea come l’Italia sia un caso atipico rispetto ad altre economie avanzate. In Francia, Germania e Regno Unito, i sistemi fiscali mantengono una progressività più marcata, con aliquote più alte per le fasce di reddito superiori e un maggiore contributo dalle imposte sulle successioni. Questo raffronto mette in evidenza come il sistema italiano non solo aumenti le disuguaglianze, ma limiti anche le possibilità di crescita economica.

Una chiamata all’azione

La domanda che emerge è semplice ma fondamentale: “Perché chi ha di più paga di meno?” Il sistema fiscale italiano necessita di una revisione che metta al centro l’equità e la giustizia sociale, garantendo che il carico fiscale sia distribuito in modo più equo. La politica ha la responsabilità di intervenire per correggere queste distorsioni, ma la consapevolezza dei cittadini è altrettanto cruciale.

Il dibattito è aperto: è giunto il momento di affrontare queste disuguaglianze strutturali o continueremo a lasciare che il peso maggiore cada sulle spalle di chi ha meno?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per rimanere aggiornato/a iscriviti al nostro canale whatsapp, clicca qui: