Il valore dello Ius Sanguinis: difendere l’identità italiana
2 Ott 2024 - Approfondimenti Politici
La riforma della cittadinanza apre il dibattito tra Ius Sanguinis, Ius Scholae e Ius Soli: tra chi tutela il legame con la cultura nazionale e chi spinge verso un’integrazione senza radici.
Il dibattito sulla cittadinanza in Italia: il valore dello Ius Sanguinis e il rischio di indebolimento dell’identità nazionale
Negli ultimi anni, la discussione sulla cittadinanza in Italia è diventata un tema centrale, mettendo in contrapposizione diverse visioni su come dovrebbe essere regolamentato questo importante diritto. Al centro del dibattito c’è lo Ius Sanguinis, il principio secondo cui la cittadinanza viene trasmessa per discendenza. Alcuni sostengono la necessità di preservare questo meccanismo come strumento di tutela del patrimonio culturale nazionale; altri, invece, spingono per una riforma che includa criteri alternativi, come lo Ius Scholae e lo Ius Soli, per facilitare l’acquisizione della cittadinanza a chi cresce o nasce sul territorio italiano, indipendentemente dalle origini familiari.
Il valore dello Ius Sanguinis
Lo Ius Sanguinis, letteralmente “diritto di sangue”, rappresenta un pilastro fondamentale dell’identità italiana. Grazie a questo principio, chi discende da italiani può ottenere la cittadinanza, mantenendo vivo il legame con le proprie radici e contribuendo alla diffusione della cultura e dei valori italiani nel mondo. È un diritto fondamentale, soprattutto per le comunità di italiani all’estero, le quali, attraverso il mantenimento della cittadinanza, custodiscono la lingua, le tradizioni e il senso di appartenenza alla nazione d’origine.
La possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per discendenza è oggi regolata attraverso un percorso che può essere attuato presso i consolati del paese di residenza o direttamente in Italia, attraverso un iter giudiziario. Lo Ius Sanguinis riflette una visione della cittadinanza come legame storico e culturale, non limitato dalla distanza geografica o dal tempo, ma radicato in una storia comune che attraversa generazioni. Questa prospettiva risponde all’idea che la cittadinanza non sia solo un insieme di diritti e doveri, ma un elemento costitutivo dell’identità nazionale e del patrimonio culturale condiviso.
I rischi della riforma: indebolimento dell’identità nazionale
Proposte come lo Ius Scholae e lo Ius Soli, che puntano a facilitare l’ottenimento della cittadinanza attraverso la residenza o la frequentazione della scuola in Italia, rappresentano una svolta significativa rispetto all’attuale quadro normativo. Lo Ius Scholae, ad esempio, propone che i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni possano ottenere la cittadinanza dopo aver frequentato regolarmente la scuola per almeno cinque anni. Questo approccio cerca di basare la cittadinanza sull’integrazione sociale e culturale attraverso l’istruzione.
Lo Ius Soli, invece, propone un modello di cittadinanza basato esclusivamente sul luogo di nascita. Secondo questo principio, chiunque nasca sul territorio italiano avrebbe diritto alla cittadinanza, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori. Tale proposta ha suscitato polemiche, soprattutto tra le forze politiche di centrodestra, che sottolineano come un cambiamento del genere rischierebbe di diluire la specificità culturale e identitaria italiana.
È importante riflettere su come queste proposte di riforma potrebbero indebolire il valore della cittadinanza italiana, riducendola a uno strumento amministrativo più che a un simbolo di appartenenza storica e culturale. L’introduzione di modelli come lo Ius Scholae o lo Ius Soli, infatti, rischierebbe di ridurre il valore della cittadinanza a un mero strumento pratico, senza considerare l’importanza del legame profondo tra la nazione e i suoi cittadini, che va oltre la semplice permanenza sul territorio.
Lo Ius Sanguinis come difesa delle radici culturali
Difendere lo Ius Sanguinis significa proteggere il patrimonio culturale di una nazione che ha una storia millenaria, fatta di tradizioni, valori e un’identità che si è consolidata nel tempo. Il concetto stesso di cittadinanza non dovrebbe essere ridotto a una semplice formalità, ma dovrebbe riflettere un legame profondo e autentico con il Paese. La cittadinanza italiana, trasmessa attraverso il sangue, testimonia questo legame unico tra il popolo italiano e le sue radici.
Se oggi lo Ius Sanguinis sembra essere sottovalutato, è perché la società attuale rischia di perdere di vista le proprie radici millenarie, seguendo una deriva che allontana dall’identità nazionale. La spinta verso l’internazionalizzazione e l’adozione di modelli di cittadinanza più inclusivi possono certamente contribuire all’integrazione sociale, ma rischiano di compromettere la conservazione delle peculiarità culturali e storiche dell’Italia.
Proteggere la cittadinanza italiana come baluardo dell’identità nazionale
È evidente come il dibattito sulla cittadinanza in Italia tocchi temi cruciali legati all’identità, alla cultura e alla coesione sociale. Da un lato, le proposte di riforma come lo Ius Scholae e lo Ius Soli puntano a facilitare l’acquisizione della cittadinanza per coloro che crescono o nascono sul territorio italiano, promuovendo un’idea di inclusione e integrazione. Dall’altro, la difesa dello Ius Sanguinis rappresenta un baluardo della cultura e dell’identità italiane, che non dovrebbero essere messe a rischio da riforme che potrebbero portare a una perdita di valore della cittadinanza.
Chi propone di indebolire lo Ius Sanguinis fa parte di quella categoria di persone che stanno seguendo la linea della distruzione della nostra civiltà, che cerca di frammentare le identità nazionali e di sradicare le tradizioni. La cittadinanza italiana, con tutto ciò che rappresenta in termini di storia, valori e appartenenza, non dovrebbe essere sacrificata in nome di una presunta modernità che non tiene conto dell’importanza delle radici e del patrimonio culturale condiviso.
Il diritto, lo “ius”, ovvero l’insieme di norme che regola la convivenza di un determinato gruppo di individui, certo trae spunto dalle radici culturali dei legislatori, nella definizione stessa del concetto di bene e di male; la società tuttavia si evolve e per interpretare la possibile direzione è necessario partire da chi il futuro lo plasma ovvero i giovani. Sposterei quindi l’attenzione sugli incentivi ad una politica demografica che limiti il suicidio sociale che è l’aborto supportando la famiglia e la donna come fonte di vita.