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Israele accelera l’espansione sul Golan approfittando della crisi siriana

16 Dic 2024 - Geopolitica

Con la Siria in piena transizione post-Assad, il governo israeliano approva un piano per raddoppiare il numero di coloni sul Golan occupato entro il 2040, suscitando critiche internazionali.

Israele accelera l’espansione sul Golan approfittando della crisi siriana

Israele accelera l’espansione degli insediamenti sul Golan occupato approfittando della crisi siriana

Il 15 dicembre 2024, il governo israeliano ha approvato un ambizioso piano per raddoppiare il numero di coloni nelle alture del Golan, territorio siriano occupato dal 1967. Questa decisione arriva in un momento cruciale per la Siria, ancora profondamente instabile a seguito della caduta del regime di Bashar al-Assad e nel pieno di un delicato periodo di transizione politica.

Un piano strategico in un contesto geopolitico favorevole

Il progetto prevede l’insediamento di 100.000 nuovi coloni entro il 2040, con la costruzione di abitazioni, infrastrutture e servizi che mirano a rafforzare la presenza israeliana nella regione. Israele sembra sfruttare la debolezza della Siria post-Assad per consolidare il controllo su un territorio ritenuto strategico sia dal punto di vista militare che economico, soprattutto grazie alle sue risorse idriche ed energetiche.

Le autorità israeliane giustificano il piano sottolineando il vuoto di potere in Siria, che rappresenterebbe, secondo loro, un’opportunità per stabilizzare la regione e garantire la sicurezza nazionale. Tuttavia, questa mossa è stata criticata come una chiara violazione del diritto internazionale.

Le alture del Golan: una lunga disputa

Le alture del Golan furono occupate da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e annesse unilateralmente nel 1981, un’azione mai riconosciuta dalla comunità internazionale. Con il riconoscimento della sovranità israeliana da parte degli Stati Uniti nel 2019, Israele ha acquisito un’importante legittimazione politica, nonostante il territorio sia considerato occupato secondo il diritto internazionale.

La caduta del regime di Assad ha ulteriormente indebolito la posizione della Siria, frammentata tra diversi gruppi di potere e con un governo di transizione che fatica a ottenere pieno controllo sul territorio nazionale. Questo ha reso meno probabili reazioni immediate o coordinate contro l’espansione israeliana.

Reazioni internazionali e rischi per la stabilità regionale

La decisione israeliana ha suscitato reazioni indignate da parte della Siria e di alcune organizzazioni internazionali. Il governo siriano di transizione ha definito il piano un tentativo di sfruttare la crisi interna del paese, denunciando una grave violazione della sovranità nazionale. Tuttavia, l’attuale fragilità politica di Damasco rende difficile un’effettiva opposizione.

Anche paesi come la Turchia e l’Iran hanno condannato il piano, vedendolo come un ulteriore ostacolo alla pace in Medio Oriente. La comunità internazionale, pur esprimendo preoccupazione, appare poco propensa a intervenire direttamente, concentrata sulla stabilizzazione della Siria e sulla gestione dei suoi molteplici conflitti interni.

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