Israele: nascita senza base giuridica?
4 Ott 2024 - Approfondimenti Politici
La risoluzione 181 dell'ONU non aveva carattere vincolante e la proclamazione unilaterale dello Stato di Israele ha lasciato irrisolti i nodi legali alla sua legittimità.
La legittimità giuridica dello Stato di Israele: questioni e controversie
La creazione dello Stato di Israele nel 1948 è un evento storico controverso non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista giuridico internazionale. La base legale della sua fondazione è oggetto di dibattito, soprattutto perché molti sostengono che Israele sia nato senza una base giuridica solida.
La risoluzione 181 dell’Assemblea Generale: una proposta non vincolante
La risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU, adottata nel 1947, prevedeva la divisione del territorio del mandato britannico di Palestina in due Stati, uno arabo e uno ebraico, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Tuttavia, questa risoluzione non aveva carattere vincolante, dato che le risoluzioni dell’Assemblea Generale sono mere “raccomandazioni” e non obblighi legali. La sua attuazione richiedeva l’accordo di entrambe le parti, e tale consenso non fu mai raggiunto. Gli ebrei accettarono il piano di spartizione, mentre gli arabi lo rifiutarono categoricamente e optarono per la guerra.
Senza l’accordo delle parti, la risoluzione 181 rimase “lettera morta”, e la sua attuazione non fu portata avanti dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Quest’ultimo, unico organo con potere di emanare atti giuridicamente vincolanti, non adottò mai una risoluzione che rendesse esecutiva la 181. In particolare, il comma a) della risoluzione prevedeva che il Consiglio di Sicurezza prendesse tutte le misure necessarie per implementare la proposta, ma ciò non avvenne mai. Di conseguenza, Israele non ebbe una base giuridica internazionale per la sua fondazione, basandosi piuttosto su un atto unilaterale di proclamazione.
La proclamazione unilaterale di Israele e il mancato accordo sui confini
Il 14 maggio 1948, con il ritiro del Regno Unito dalla Palestina, David Ben Gurion proclamò unilateralmente la nascita dello Stato di Israele. Questo atto non era supportato da un accordo legale tra ebrei e arabi, ma era piuttosto una decisione unilaterale del movimento sionista. Questa azione non trovava alcuna legittimazione nella risoluzione 181, che non era stata implementata né divenuta giuridicamente vincolante. Di conseguenza, Israele nacque “de facto”, ma non “de jure”, ossia senza una valida base giuridica internazionale riconosciuta.
Anche gli accordi di cessate il fuoco del 1949 firmati con Libano, Siria, Giordania ed Egitto non sancirono confini definitivi per il nuovo Stato, ma stabilirono solo delle linee armistiziali temporanee. In questo modo, i confini di Israele non furono mai formalmente riconosciuti in un trattato internazionale, e la mancanza di un accordo definitivo ha continuato ad alimentare tensioni e conflitti nella regione.
Il contesto storico e le ragioni della “spartizione generosa”
Il piano di spartizione dell’ONU nel 1947 fu percepito come “generoso” verso gli ebrei, poiché assegnava loro il 56% del territorio, nonostante essi costituissero solo un terzo della popolazione della Palestina. Questa divisione era giustificata in parte dalla prospettiva di un’ulteriore immigrazione ebraica e dalla volontà di riunire tutte le zone con presenza ebraica significativa. Tuttavia, la maggior parte della popolazione nelle aree assegnate allo Stato ebraico era araba, e questo avrebbe comportato un inevitabile trasferimento forzato di popolazione. Gli arabi consideravano la spartizione iniqua e la respinsero, ritenendo di essere i legittimi proprietari del territorio.
L’assenza di una legittimazione giuridica condivisa
La legittimità dello Stato di Israele, dal punto di vista del diritto internazionale, resta dunque controversa. La sua fondazione si basò su una dichiarazione unilaterale che non rispettava il requisito del consenso previsto dalla risoluzione 181, e non fu mai sostenuta da una risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. A tutt’oggi, la mancanza di confini definiti e un accordo condiviso tra israeliani e palestinesi contribuisce al perdurare del conflitto e delle tensioni nella regione. La risoluzione 181, che avrebbe potuto essere il punto di partenza per una soluzione condivisa, rimase invece un progetto irrealizzato senza efficacia giuridica concreta.
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