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Khamenei con il fucile in mano: retorica di guerra durante la preghiera del venerdì

5 Ott 2024 - Medio Oriente

La guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ricorda il 7 ottobre con un sermone armato, sfidando Israele e rafforzando la narrativa anti-sionista tra religione e militarismo.

Khamenei con il fucile in mano: retorica di guerra durante la preghiera del venerdì

Khamenei con il fucile: la retorica contro Israele

Durante la sua apparizione con il fucile Dragunov durante la preghiera del venerdì, Ali Khamenei ha tenuto un discorso fortemente improntato sulla retorica contro Israele e sugli eventi del 7 ottobre. Ha dichiarato che l’Iran non avrebbe fatto passi indietro di fronte alle azioni di Israele, sostenendo che questo stato non durerà a lungo e che le sue politiche porteranno alla sua caduta. La presenza dell’arma durante la preghiera simboleggiava la necessità di resistere con fermezza contro il “nemico sionista”.

Il 7 ottobre e il sostegno agli attacchi di Hamas

Khamenei ha voluto ricordare il massacro del 7 ottobre in Israele, quando i militanti di Hamas hanno attaccato civili e militari israeliani. Ha elogiato tali azioni come atti di eroismo e ha giustificato l’attacco missilistico iraniano contro Tel Aviv come una risposta legittima alle “atrocità” di Israele. Ha affermato che la reazione dell’Iran è stata solo una “minima punizione” rispetto ai crimini attribuiti a Israele.

Questo discorso è stato utilizzato per rafforzare la narrativa anti-israeliana del regime iraniano, dove Khamenei ha sottolineato la legittimità dell’azione militare, sottolineando che questa è stata una reazione proporzionata. Inoltre, ha voluto dimostrare che il popolo iraniano è compatto nel sostenere questa linea politica e militare.

Una strategia di rafforzamento del morale

La guida suprema ha scelto con cura sia il contesto che il linguaggio del suo discorso, utilizzando sia l’arabo che il persiano per rivolgersi sia al pubblico iraniano che a quello dei paesi musulmani della regione. Il suo obiettivo principale era rafforzare il morale della nazione iraniana e delle forze militari, in un periodo di crescenti tensioni regionali. Khamenei ha cercato di consolidare il sostegno del popolo mostrando una grande partecipazione alla preghiera del venerdì.

Attraverso la combinazione di religione e retorica militare, Khamenei ha voluto rappresentare l’Iran come la forza centrale nella resistenza contro Israele e l’Occidente, giustificando l’uso della forza come un dovere morale e religioso. Questa posizione dipinge un quadro di un Iran in prima linea nel difendere la fede islamica contro quella che definisce come oppressione sionista.

La sinistra e le contraddizioni nella difesa di certe retoriche

È interessante notare come alcuni collettivi di sinistra occidentali siano pronti a difendere e giustificare le posizioni di leader come Khamenei, legittimando retoriche di odio e violenza che sono palesemente in contrasto con i principi di pace e uguaglianza che sostengono di difendere. Questi stessi collettivi, che chiudono gli occhi di fronte a dichiarazioni che giustificano l’uso delle armi in nome della religione e di ideologie totalitarie, si dimostrano invece particolarmente aggressivi e critici verso i simboli delle nostre radici culturali e religiose, con la Chiesa Cattolica come principale bersaglio.

Questa visione ideologica selettiva mette in luce un duplice standard: da una parte si giustifica e si abbraccia un radicalismo che incita alla violenza e al conflitto, dall’altra si attaccano senza esitazione le istituzioni e i valori che hanno plasmato la civiltà occidentale. Un atteggiamento che rivela non solo un pregiudizio ideologico, ma anche una mancanza di coerenza e una chiara difficoltà a confrontarsi con la complessità delle questioni globali, preferendo semplificazioni pericolose e divisive.

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