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La fine della guerra: un’incognita avvolta nella diplomazia

2 Lug 2023 - Geopolitica

La fine della guerra: un’incognita avvolta nella diplomazia

L’esercito di Kiev è impegnato in una controffensiva mirata a liberare i territori occupati dall’esercito russo non solo nel 2014, ma anche negli ultimi 16 mesi. Secondo il Washington Post, fonti riservate del Pentagono rivelano che il direttore della CIA, William Burns, si è recato a Volodymyr Zelensky per discutere con lui e i suoi più stretti collaboratori dell’inizio delle recenti operazioni offensive ucraine.

Elezioni americane incombono sulla guerra in Ucraina

Anche se il contenuto specifico di questi colloqui rimane segreto, i temi discussi sono noti. Solo stabilendo obiettivi chiari sarà possibile ottenere vittorie significative o, al contrario, evitare una possibile debacle. Inoltre, sarà possibile delineare il momento in cui la guerra armata lascerà spazio alla diplomazia, in vista di una possibile tregua. Secondo le informazioni disponibili, sembra che gli ucraini abbiano stabilito di darsi tempo fino all’inizio dell’inverno per cercare di riconquistare la massima quantità possibile di territori persi. Successivamente, da una posizione di forza, si apriranno al dialogo con Mosca. I motivi di questa scelta sono evidenti. Innanzitutto, l’anno prossimo sarà dominato dalla campagna elettorale americana, e gli ucraini temono la vittoria del filo-Putin Donald Trump. Inoltre, c’è la possibilità che nell’alleanza occidentale crescano stanchezza e disinteresse per una guerra che sembra procedere lentamente. Infine, va considerato il rischio di logoramento della stessa società ucraina a causa del costante stillicidio di morti e distruzioni quotidiane.

I campi minati dei russi

Da qui la necessità per i comandi militari ucraini di accelerare l’offensiva, anche se il presidente Zelensky stesso ha ammesso che si sta avanzando meno velocemente di quanto sperato. Anche il generale Mark Milley, comandante in capo dell’esercito statunitense, ha descritto in una conferenza al National Press Club di Washington i “combattimenti molto sanguinosi, in cui si avanza di 500, 1.000 o 2.000 metri al giorno”. Il principale problema per gli ucraini rimangono gli immensi campi minati russi lungo tutto il fronte e la mancanza sia di missili a lungo raggio che di un’aviazione efficiente. Non sorprende, quindi, che tutti i dirigenti militari e politici ucraini insistano nel chiedere agli alleati l’invio di caccia F-16 e armamenti pesanti per sostenere le truppe di fanteria.

Intensificare gli attacchi

Tuttavia, nonostante le difficoltà, Kiev continua a ribadire la determinazione di intensificare gli attacchi nelle prossime settimane. Il grosso delle truppe addestrate dalla NATO e degli equipaggiamenti occidentali ricevuti negli ultimi mesi non è ancora stato impiegato. Gli ucraini trovano incoraggiamento anche negli “effetti corrosivi” della ribellione della milizia mercenaria Wagner e del suo leader Evgenij Prigozhin contro il regime di Mosca, come sottolineato dallo stesso capo della CIA durante una conferenza tenutasi in Inghilterra. Burns ha specificato che gli Stati Uniti non hanno avuto alcun ruolo in questa ribellione, ma ha anche evidenziato come la guerra abbia indebolito Putin, offrendo nuove opportunità sia ai suoi avversari che alla CIA per reclutare agenti in Russia.

Rischio di escalation nucleare

Nonostante queste speranze, gli ucraini temono che Putin, messo con le spalle al muro, possa ricorrere a un’arma “sporca”, ad esempio causando un incidente nucleare nella centrale atomica di Zaporizhzhia. L’attacco alla diga di Nova Kakhovka avvenuto tre settimane fa dimostra che i russi sono disposti a tutto pur di non ritirarsi. Proprio per questo motivo, Zelensky ha sollecitato il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez a fare in modo che la comunità internazionale monitori da vicino la situazione a Zaporizhzhia.

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