La Sentenza che Cambia le Regole nel Mediterraneo
18 Feb 2024 - Approfondimenti Politici
La sentenza della Corte di Cassazione italiana segnerà un punto di svolta nella gestione delle migrazioni nel Mediterraneo, ponendo in evidenza un profondo dilemma etico e politico. Con la condanna definitiva del comandante del rimorchiatore Asso28, per aver consegnato 101 migranti alla guardia costiera di Tripoli, si apre un vero e proprio baratro nella gestione delle frontiere meridionali d’Europa. Questo atto è stato interpretato come un “abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”, evidenziando la Libia come un porto non sicuro.
Il Paradosso della Cooperazione con la Libia
La decisione solleva interrogativi fondamentali sulla cooperazione tra l’Europa e la guardia costiera libica. Se da un lato, l’Europa ha investito risorse per rafforzare le capacità di intercettazione libiche, con l’obiettivo di controllare l’immigrazione clandestina, dall’altro, questa sentenza mette in discussione la legittimità di tali interlocuzioni. La contraddizione è evidente: come può l’Europa affidare il controllo delle proprie frontiere meridionali a un ente che non è considerato in grado di garantire i diritti umani fondamentali dei migranti?
Una Visione Ideologica Controproducente
La sentenza riflette una visione ideologica che rischia di complicare ulteriormente la già difficile gestione dell’immigrazione clandestina. Invece di adottare un approccio pragmatico e deciso, si assiste a una politica che, per buonismo, finisce per favorire le attività di trafficanti di esseri umani e ong, spesso accusate di agire in acque internazionali senza coordinamento con le autorità competenti. Questa situazione rende le frontiere meridionali dell’Europa particolarmente vulnerabili, trasformandole in un “colabrodo” per l’immigrazione clandestina.
La Proposta di un Intervento Europeo Diretto
Di fronte a questa complessità, emerge la proposta di un intervento diretto europeo sulle coste libiche. L’idea di impiegare un contingente militare europeo e agenzie europee, anziché affidarsi alle ong, per gestire campi di profughi rappresenta una soluzione radicale ma potenzialmente efficace. Questo approccio non solo potrebbe garantire una maggiore sicurezza e controllo delle frontiere ma anche assicurare il rispetto dei diritti umani dei migranti, evitando che vengano consegnati a entità non ritenute sicure.