La Svolta di Trump nella Politica Estera: Meno Guerre, Più Pragmatismo
2 Nov 2023 - Approfondimenti Politici
Nel dibattito sulla politica estera americana, la presidenza di Donald Trump è stata spesso descritta come un punto di svolta per l’approccio degli Stati Uniti ai conflitti globali. Contrariamente alle gestioni dei suoi predecessori democratici, Barack Obama e Joe Biden, il mandato di Trump è stato notevolmente privo di nuovi interventi militari diretti, nonostante il tenore bellicoso e spesso imprevedibile delle sue dichiarazioni. Questa caratteristica del suo governo è ora al centro della campagna elettorale americana per le elezioni del 2024.
Durante la presidenza Trump, il mondo non ha visto l’inizio di nuovi grandi conflitti. A differenza del periodo di Obama, che includeva l’invasione russa della Crimea e l’intervento in Libia, o sotto Biden, dove abbiamo assistito alla conflittualità in Ucraina e a tensioni aumentate in Israele, l’amministrazione Trump sembra aver evitato di scatenare nuove guerre. Tuttavia, si potrebbe argomentare che questo non è solo il risultato di una politica non interventista, ma anche di un insieme di circostanze internazionali che hanno scoraggiato nuove operazioni militari.
I repubblicani spesso citano l’incontro di Trump con Kim Jong-Un e l’eliminazione del generale iraniano Qassem Suleimani come esempi di un approccio efficace che ha dissuaso gli avversari degli Stati Uniti dal perseguire azioni aggressive. Inoltre, gli Accordi di Abramo hanno rappresentato un successo diplomatico nel riconoscimento di Israele da parte di alcuni stati islamici, avvenuti sotto la guida del segretario di Stato Mike Pompeo.
Il mix di rispetto per i leader autoritari unito all’imprevedibilità di Trump ha contribuito a creare una forma di deterrenza. Anche se questa strategia può sembrare incoerente, alcuni analisti la vedono come una manifestazione di realpolitik, che enfatizza la necessità di riconoscere le sfere di influenza degli avversari, pur rimanendo fortemente armati per proteggere gli interessi nazionali.
Nonostante l’isolazionismo dichiarato, Trump ha rafforzato le forze armate americane e ha mantenuto una politica ambigua nei confronti della NATO e delle alleanze internazionali. La presunta convinzione che gli avversari degli Stati Uniti siano incoraggiati dalla presenza di un presidente democratico alla Casa Bianca sarà sicuramente un punto focale negli attacchi contro Biden, il cui background in politica estera una volta considerato un punto di forza, ora potrebbe essere messo in discussione.
In vista delle elezioni del 2024, il partito repubblicano, ora sotto la nuova leadership di Mike Johnson come Speaker of the House, mostra segni di una possibile continuità dell’impegno americano in Ucraina, nonostante la retorica isolazionista di Trump. Johnson ha evidenziato che la guerra in Ucraina rimane una “grande priorità” e si è impegnato a non abbandonare gli ucraini, benché con una prospettiva più cauta rispetto alla proposta di aiuti di Biden.