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L’Europa è romano-cristiana, non comunista

22 Mar 2025 - Approfondimenti Politici

Da Subiaco parte la sfida dei Conservatori europei alla narrazione progressista: le radici dell’Unione affondano nella civiltà cristiana e nell’eredità di Roma, non nel Manifesto socialista di Ventotene.

L’Europa è romano-cristiana, non comunista

Non a Ventotene, ma a Subiaco: l’Europa nasce cristiana

Non è a Ventotene che dobbiamo guardare per comprendere l’anima dell’Europa, ma alle rocce silenziose di Subiaco, dove San Benedetto da Norcia – eremita, monaco e costruttore di civiltà – diede forma a un’idea di Europa fondata sulla fede, sul lavoro, sulla comunità. È qui, nel Sacro Speco incastonato nel Monte Taleo, che pulsa il vero cuore della nostra civiltà: romano e cristiano, non socialista e utopico.

Mentre la sinistra continua a brandire il Manifesto di Ventotene come simbolo fondativo dell’Unione europea, dimenticandone la matrice ideologica dichiaratamente socialista e federalista, i Conservatori europei – riuniti ieri a Subiaco – hanno voluto rimettere al centro della riflessione politica le radici autentiche dell’Europa.

Il ritorno a Subiaco dei Conservatori europei

“L’Europa è nata a Subiaco, non a Ventotene”: così ha ribadito Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e co-presidente del gruppo ECR, davanti alla trentina di colleghi giunti da tutta Europa – Italia, Spagna, Finlandia, Cipro e Francia – per celebrare San Benedetto, patrono d’Europa.

Il messaggio è chiaro: l’Europa non può esistere senza riconoscere le sue radici spirituali e culturali. Non è con i sogni utopici di Altiero Spinelli, né con l’ingegneria sociale della sinistra, che si costruisce una casa comune per i popoli europei. È con la Regola benedettina, con il “prega e lavora”, che si edifica la civiltà.

Ratzinger e Pera: le radici dell’Europa sono greche, romane e cristiane

A dirlo non sono solo i Conservatori riuniti nel Lazio. Lo scriveva con lucidità Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, nel volume Senza radici, scritto a quattro mani con Marcello Pera, già presidente del Senato e intellettuale liberale. “L’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma”, ricordavano. La radice cristiana è inseparabile da quella classica e giuridica romana.

Pera denunciava apertamente i tentativi di estromettere la fede cristiana dallo spazio pubblico europeo, in nome di un laicismo esasperato e di un multiculturalismo che rinnega l’identità. Ratzinger andava oltre: privare l’Europa della sua anima cristiana equivale a condannarla al relativismo, alla perdita di senso, alla decadenza.

La spiritualità bandita dall’Unione europea

“È stata bandita qualunque idea di spiritualità dentro l’Unione europea”, ha ricordato Procaccini. Eppure San Benedetto non è solo un simbolo religioso, è il fondatore di una civiltà. Senza di lui, senza i monasteri che hanno custodito il sapere, l’arte, la preghiera e il lavoro nei secoli bui, l’Europa non sarebbe quella che conosciamo oggi.

Il monastero benedettino è stato per secoli il cuore pulsante dell’Europa dei popoli, non dei burocrati. A Subiaco, i Conservatori hanno voluto riconnettersi a questa verità profonda, portando con sé la fiaccola di San Benedetto, segno di luce e di unità, ben diversa dalle fumose retoriche progressiste di Ventotene.

Un’Europa confederale, non federalista

Nel corso della conferenza, svoltasi al Teatro Narzio, si è riaffermata la visione di un’Europa confederale, fondata sul principio di sussidiarietà e sul rispetto delle sovranità nazionali. Nessun super-Stato guidato da tecnocrati, ma un’alleanza di nazioni libere, radicate nella propria cultura e nella propria identità.

Hanno preso la parola, tra gli altri, i ministri Alessandro Giuli e Francesco Lollobrigida, l’eurodeputato Carlo Fidanza e la vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna. In serata, la solenne celebrazione liturgica con l’accensione della “Fiaccola pro pace et Europa una” ha suggellato una giornata densa di significato.

Torniamo a guardare all’identità

Chi vuole costruire l’Europa di domani deve guardare a Subiaco, non a Ventotene. Deve riscoprire il volto cristiano dell’Europa, la sua anima romana, il suo spirito comunitario. Solo così l’Unione potrà essere più di una somma di interessi economici: potrà tornare ad essere una vera comunità di destino.

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One response

  1. Franco Vanzini ha detto:

    Molto bello grazie

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