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L’Europa si spacca sull’Ucraina

20 Mar 2025 - Europa

Mentre Bruxelles ribadisce il suo sostegno incondizionato a Kiev, l'Ungheria si conferma l’unico Paese UE a opporsi alla linea dominante. Meloni spinge su difesa e investimenti, ma resta il nodo della competitività europea. L'adesione dell'Ucraina divide l'Unione.

L’Europa si spacca sull’Ucraina

Zelensky in videocollegamento e le mancate prospettive di pace

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto in videoconferenza dalla Norvegia, aggiornando i leader europei sulla situazione militare e sui suoi recenti contatti con l’amministrazione statunitense. Ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco “verificabile” e di negoziati per una pace “giusta”. Tuttavia, dietro le dichiarazioni di facciata, la realtà appare ben diversa: al momento, non esistono vere trattative tra Kiev e Mosca, e la linea prevalente in seno all’UE rimane quella di un sostegno incondizionato all’Ucraina, nonostante le crescenti difficoltà economiche e strategiche.

Un’Europa divisa tra sostegno militare e illusioni sull’adesione di Kiev all’UE

Il Consiglio Europeo ha ribadito l’impegno dell’Unione a supportare l’Ucraina sia politicamente che militarmente. Molti leader hanno anche insistito sulla necessità di accelerare il processo di adesione di Kiev all’UE, un’operazione che rischia di trasformarsi in un boomerang per Bruxelles. La realtà è che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione non è tecnicamente sostenibile né politicamente accettabile per diversi Stati membri, a partire da quelli dell’Europa meridionale, già penalizzati da un’architettura economica e finanziaria sbilanciata.

Meloni e la difesa europea: pragmatismo o sudditanza?

Giorgia Meloni ha partecipato ai lavori dopo un pre-vertice con i leader del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), ribadendo il proprio sostegno all’Ucraina, ma concentrando l’attenzione anche sul rilancio della competitività europea e sul rafforzamento della difesa comune. In un incontro bilaterale con la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, Meloni ha sottolineato l’importanza di strumenti finanziari europei che non pesino sui debiti nazionali.

Si tratta di un passo nella direzione giusta o di un’ennesima concessione a Bruxelles? Il rischio concreto è che l’Europa stia gettando miliardi nel finanziamento di una guerra per procura senza un orizzonte strategico chiaro, mentre le economie nazionali arrancano sotto il peso di una competitività in declino e di una pressione fiscale sempre più insostenibile.

L’isolamento dell’Ungheria e il futuro dell’Unione

L’Ungheria di Viktor Orbán continua a rappresentare la voce fuori dal coro, rifiutando di avallare decisioni che aumentano la pressione bellica senza offrire soluzioni diplomatiche concrete. Budapest ribadisce il proprio scetticismo sull’adesione dell’Ucraina e sulla narrazione unilaterale imposta da Bruxelles.

Questo Consiglio Europeo conferma ancora una volta una verità scomoda: l’UE non è un blocco monolitico e il dissenso cresce anche tra quei governi che, seppur senza esporsi apertamente come Orbán, iniziano a porsi domande sulla sostenibilità dell’attuale strategia.

L’Europa sta davvero difendendo i propri interessi o sta semplicemente eseguendo un’agenda decisa altrove?

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