L’UE accelera sul riarmo: approvato il piano “ReArm Europe”
Il Parlamento Europeo dà il via libera a nuovi investimenti militari e alla rimozione delle restrizioni sull’uso delle armi occidentali in Ucraina. L’Europa si avvia verso una svolta militarista tra tensioni politiche e divisioni interne.

Il Parlamento Europeo ha recentemente approvato una risoluzione sul Libro bianco della difesa, che include il piano “ReArm Europe” proposto dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. La risoluzione è stata adottata con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni, sancendo un’importante svolta nella politica di sicurezza dell’Unione.
Un’Europa sempre più militarizzata
Nel testo si sottolinea la necessità per l’Unione Europea di rafforzare le proprie capacità di difesa in risposta alle crescenti minacce alla sicurezza del continente. I deputati hanno evidenziato che l’Europa si trova di fronte alla più grave minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della Guerra Fredda, spingendo per una rimozione delle restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi sul territorio russo. Un passaggio che rischia di aumentare l’escalation militare, spingendo l’UE in un conflitto sempre più diretto.
Il Parlamento ha espresso il proprio sostegno al piano “ReArm Europe”, che prevede massicci investimenti nella difesa attraverso l’introduzione di obbligazioni europee destinate al settore militare e l’impiego dei fondi inutilizzati dei cosiddetti “coronabond”. Inoltre, viene richiesta la rimozione delle restrizioni sul finanziamento della difesa da parte della Banca Europea per gli Investimenti, aprendo alla possibilità di emettere debito con destinazione vincolata al riarmo.
La frattura nel Partito Democratico e le posizioni dei partiti italiani
Il voto ha evidenziato una profonda frattura all’interno del Partito Democratico. Dieci deputati Dem hanno votato a favore della risoluzione, tra cui Stefano Bonaccini, Antonio Decaro e Pina Picierno, mentre undici si sono astenuti, tra cui Nicola Zingaretti, Brando Benifei e Dario Nardella. Una divisione che riflette le tensioni interne al partito e le difficoltà nel trovare una linea comune su un tema così delicato.
Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno invece votato compattamente a favore della risoluzione, sottolineando la necessità di rafforzare la difesa europea e di dotare l’Unione di strumenti adeguati per far fronte alle minacce internazionali. Al contrario, Lega, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra hanno votato contro, denunciando il rischio di una crescente militarizzazione dell’Europa e un uso sproporzionato delle risorse economiche a scapito di settori strategici come sanità e welfare.
Reazioni e prospettive
L’approvazione del piano ha scatenato un acceso dibattito nel panorama politico italiano. La segretaria del PD, Elly Schlein, ha criticato il piano “ReArm Europe”, affermando che l’Europa ha bisogno di una difesa comune, ma non di una corsa al riarmo dei singoli Stati. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha invece evidenziato la necessità di bilanciare le spese per la difesa con quelle destinate ai servizi pubblici, sottolineando il rischio di un impatto negativo sul bilancio nazionale.
Il Movimento 5 Stelle ha definito la giornata dell’approvazione “una pagina nera per la democrazia europea”, accusando Ursula von der Leyen di voler esautorare il Parlamento dai suoi poteri e denunciando un piano di riarmo da 800 miliardi di euro che porterà solo a un’ulteriore escalation militare. I grillini hanno annunciato una forte opposizione sia nelle istituzioni che nelle piazze, a partire da una grande manifestazione prevista per il 5 aprile.
Il dibattito sull’attuazione del piano “ReArm Europe” proseguirà nei prossimi mesi, con un’attenzione particolare alle modalità di finanziamento e alle implicazioni geopolitiche. La strada tracciata dal Parlamento Europeo sembra segnalare una svolta irreversibile verso un’Europa sempre più militarizzata, in un contesto internazionale segnato da tensioni crescenti e dalla volontà di alcuni leader di spingere il Vecchio Continente verso un ruolo più aggressivo nello scacchiere globale.