Macron e Meloni: l’accordo conviene
26 Set 2023 - Europa
I funerali di Stato in onore a Giorgio Napolitano, il feretro sorretto dalle forze armate e scortato dai corazzieri, il picchetto d’onore, le istituzioni sugli attenti, il commiato di Montecitorio e due leader europei: Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Il Presidente francese ascolta le parole commosse della nipote del Presidente emerito e riflette: l’incontro con Giorgia non sarà una passeggiata sugli Champs – Éliséès, la premier Meloni vorrà degli impegni precisi sulla Tunisia e sull’accoglienza dei profughi.
Seduta sui tavoli del Governo, Giorgia Meloni fissa il vuoto e la sua mente si inoltra nelle mille e districate questioni da affrontare con il Presidente Macron: Francia e Germania giocano al poliziotto buono e quello cattivo, vogliono isolare l’Italia e cercano disperatamente di arginare il consenso della destra.
Ma Macron in diretta nazionale nei giorni scorsi ha chiaramente espresso il suo sostegno all’Italia e ha rilanciato sui fondi alla Tunisia e sull’impegno dell’Europa ad intervenire sui Paesi di transito dei profughi.
La Francia vuole ritornare in Africa e all’Italia la posizione dei cugini d’oltralpe potrebbe fare comodo: l’Europa stipula accordi con gli Stati da cui migliaia di disperati partono, promuove un piano di finanziamento cospicuo per i la Libia, la Tunisia e l’Algeria, attiva ponti aerei per i rimpatri e si accredita come interlocutore credibile con dittatori e despoti di turno, senza spaccare il capello a quattro sulla democrazia e il rispetto dei diritti umani.
E la Germania?
Macron e Meloni potrebbero pensare anche ad un asse che isoli i tedeschi nel loro momento di debolezza: l’Europa potrebbe essere più stabile nella flessibilità, meno rigorosa, più solidale verso le nazioni in difficoltà e con i bilanci asfittici.
E mentre i due si incamminano da Montecitorio verso Palazzo Chigi, un La Russa impettito stringe le mani ai leader, ed entrambi -sovrappensiero – lo salutano distrattamente: a pensarci bene, ci sono più punti di convergenza che di divergenza.
Macron è obbligato ad ottenere risultati importanti: la gauche francese ha mostrato il suo volto populista e la Le Pen è dietro l’angolo.
Meloni guarda un Salvini irrequieto e pronto a soffiarle i voti sotto il cuscino.
E l’accordo è servito più per necessità che per convinzione.