Marine Le Pen, la giustizia diventa arma dell’Europa sovietica
3 Apr 2025 - Europa
Dopo la condanna della leader del Rassemblement National, cresce la protesta contro l’uso politico dei tribunali. Anche in Romania eliminato un candidato presidenziale scomodo a Bruxelles.

Condanna di Marine Le Pen: quando la giustizia diventa strumento politico
Marine Le Pen è stata recentemente condannata dal Tribunale di Parigi a quattro anni di reclusione, due dei quali ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico, oltre a una multa di 100.000 euro e cinque anni di ineleggibilità immediata. L’accusa riguarda un presunto uso improprio dei fondi assegnati dal Parlamento Europeo per pagare assistenti parlamentari. Secondo i giudici, Le Pen avrebbe impiegato questi finanziamenti europei per retribuire collaboratori che, invece di limitarsi esclusivamente alle mansioni parlamentari europee, avrebbero svolto attività politiche nazionali legate al suo partito, il Rassemblement National.
Un’accusa strumentale e irrealistica
Dietro l’apparente rigore giuridico, tuttavia, emerge chiaramente la natura profondamente politica della sentenza. È ben noto che nella realtà parlamentare europea e nazionale sia praticamente impossibile distinguere nettamente le attività politiche svolte per il partito da quelle istituzionali. Ciò è ancora più evidente quando la persona coinvolta è una leader carismatica come Marine Le Pen, impegnata sia sul fronte nazionale che europeo. Questa distinzione artificiosa appare come un cavillo costruito ad hoc per colpire chiunque osi sfidare l’establishment.
La giustizia come strumento dell’establishment
La durezza sproporzionata della sentenza lascia intuire chiaramente quale sia il vero obiettivo: impedire politicamente l’ascesa al potere di Marine Le Pen e del Rassemblement National, dati per favoriti alle prossime presidenziali del 2027. Questo episodio dimostra come la magistratura francese, storicamente permeata da influenze progressiste, venga utilizzata dall’establishment politico per garantire il mantenimento dello status quo e ostacolare il libero gioco democratico quando il consenso popolare premia forze non allineate al progetto di Bruxelles.
Un attacco all’Europa libera, da Parigi a Bucarest
Quanto accaduto in Francia non rappresenta un caso isolato, ma rientra in un più vasto scenario di repressione giudiziaria contro quei leader che sfidano apertamente i diktat europeisti. Lo stesso schema lo abbiamo appena visto in Romania, dove la Corte Suprema ha eliminato il candidato favorito alle prossime presidenziali, esclusivamente perché scomodo all’establishment di Bruxelles. Questa Europa, sempre più sovietica nei metodi, si dimostra incapace di tollerare chiunque osi ribellarsi al suo disegno centralista e antidemocratico.
Mobilitazione e solidarietà internazionale
A sostegno di Marine Le Pen si stanno già mobilitando leader internazionali come Viktor Orbán e Matteo Salvini, che hanno denunciato la sentenza come un evidente atto politico mascherato da procedura giudiziaria. Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, ha annunciato mobilitazioni pacifiche in tutto il Paese per difendere non solo la figura di Le Pen, ma la stessa democrazia francese, minacciata da una giustizia sempre più piegata agli interessi di un’élite politica incapace di conquistare il consenso popolare nelle urne.