Medvedev e Zelensky, i falchi della follia
8 Apr 2025 - Russia
Mentre il leader russo evoca la corsa nucleare e accusa l’Occidente, il presidente ucraino rivendica attacchi in territorio russo. Trump si trova a gestire due incendiari che alimentano la guerra in Europa.

Medvedev e Zelensky: due falchi che alimentano l’incendio europeo
Dmitry Medvedev, ex presidente russo e oggi vicepresidente del Consiglio di Sicurezza di Mosca, ha lanciato l’ennesima provocazione apocalittica: “Sempre più Paesi nel mondo acquisiranno armi nucleari”, ha dichiarato su Telegram, sostenendo che “l’Occidente ha spinto il mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale”. Parole che suonano come un’ammissione mascherata: è proprio grazie a personaggi come lui, fautori di un’escalation costante e deliberata, che il mondo si trova sull’orlo dell’abisso.
Medvedev non è un semplice spettatore o commentatore del conflitto: è uno dei principali responsabili dell’isteria bellica che ha trasformato la crisi ucraina in un braccio di ferro nucleare. Quando afferma che “il disarmo sarà impossibile anche nei prossimi decenni”, si dimostra non solo pessimista ma anche complice di una visione che punta alla proliferazione armata come unica via possibile. Un falco, uno di quelli che, a parole, accusa l’Occidente ma nei fatti getta benzina sul fuoco.
Zelensky e l’invasione al contrario
Dall’altro lato del fronte, anche Volodymyr Zelensky non è da meno. Dopo aver trascinato il proprio Paese in una guerra devastante, ora rivendica apertamente operazioni militari all’interno del territorio russo, confermando la presenza delle forze ucraine nella regione di Belgorod. “La guerra deve tornare da dove è venuta”, ha dichiarato con toni bellicosi, alimentando un clima da resa dei conti che rischia di far esplodere definitivamente il fronte europeo.
Zelensky non appare più come il leader di un popolo in difesa, ma come un attore sempre più slegato da ogni logica diplomatica, disposto a spingersi oltre i confini, incurante delle conseguenze geopolitiche. Un atteggiamento che rasenta l’irresponsabilità totale, da parte di un uomo che sembra più interessato a perpetuare lo scontro che a trovare una via d’uscita.
Trump costretto a gestire due folli
In questo scenario surreale, la figura di Donald Trump – tornato alla guida degli Stati Uniti – emerge come l’unica dotata di pragmatismo. Il tycoon si ritrova oggi a dover mediare tra due attori fuori controllo: una Russia dominata da retoriche imperialiste e nucleari, e un’Ucraina sempre più spinta da impulsi revanscisti e avventuristi. Entrambi, in modi diversi, sembrano fare di tutto per impedire una de-escalation e per mantenere viva una guerra che sta dissanguando l’Europa e destabilizzando l’equilibrio globale.
La sfida per Trump sarà gigantesca: riportare razionalità laddove oggi regna solo la follia bellica. Ma se qualcuno può riuscirci, è proprio lui – l’unico presidente americano dell’ultimo trentennio a non aver trascinato il proprio Paese in un nuovo conflitto armato.