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Netanyahu: “Distrutto gran parte dell’arsenale di Hezbollah”

6 Ott 2024 - Medio Oriente

Il premier israeliano rivendica la svolta nel conflitto in Libano e attacca Macron per la richiesta di embargo sulle armi a Israele: "Vergogna per chi non sostiene la nostra difesa".

Netanyahu: “Distrutto gran parte dell’arsenale di Hezbollah”

Netanyahu dichiara il cambiamento di rotta nella guerra contro Hezbollah e attacca i leader occidentali

In una dichiarazione televisiva che ha suscitato interesse e polemiche a livello internazionale, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che l’esercito israeliano ha “distrutto gran parte” dell’arsenale militare di Hezbollah, il movimento islamista libanese sostenuto dall’Iran. Questa affermazione rappresenta un punto di svolta nella guerra che vede Israele impegnato su più fronti, in particolare contro Hezbollah e il gruppo palestinese Hamas. “Abbiamo distrutto gran parte dell’arsenale di missili e razzi che Hezbollah ha accumulato nel corso degli anni”, ha dichiarato Netanyahu, enfatizzando il ruolo decisivo delle forze armate israeliane nel cambiare “il corso della guerra”.

La critica a Macron e agli embarghi sulle armi

In un passaggio particolarmente duro, Netanyahu ha rivolto le sue critiche al presidente francese Emmanuel Macron e ad altri leader occidentali che hanno chiesto la fine delle forniture di armi a Israele nel contesto del conflitto con Hamas e Hezbollah. “Mentre Israele combatte le forze della barbarie guidate dall’Iran, tutti i paesi civili dovrebbero stare saldamente dalla parte di Israele. Eppure, il presidente Macron e altri leader occidentali ora chiedono embarghi sulle armi contro Israele. Dovrebbero vergognarsi”, ha affermato in un comunicato ufficiale.

L’appello di Macron, unitamente a quello di altri leader europei, riflette la preoccupazione crescente per l’escalation militare nella regione e per le potenziali ripercussioni su scala globale. Israele, tuttavia, interpreta queste richieste come un attacco diretto al suo diritto di autodifesa, considerando che Hezbollah e Hamas rappresentano una minaccia costante e diretta ai confini dello Stato ebraico.

L’attacco missilistico iraniano e la reazione di Israele

Netanyahu ha poi puntato il dito contro l’Iran, accusato di aver lanciato “il più grande attacco missilistico balistico della storia contro Israele”. Questa accusa evidenzia l’importanza del ruolo iraniano nel sostenere militarmente Hezbollah e Hamas, fornendo armamenti e supporto logistico alle milizie che combattono contro Israele. Secondo Netanyahu, il dovere di Israele è quello di difendersi e rispondere in modo adeguato a tali attacchi: “Abbiamo cambiato l’equilibrio della guerra e non abbiamo ancora mostrato la nostra piena forza. Questo include la minaccia iraniana”.

L’Iran è da tempo considerato il principale sponsor di Hezbollah e di altri gruppi armati nella regione, fornendo sostegno militare ed economico con l’obiettivo di espandere la propria influenza geopolitica e contrastare il ruolo di Israele in Medio Oriente. La risposta israeliana a queste attività si è tradotta in operazioni militari mirate e nella costante vigilanza lungo i confini settentrionali, in particolare verso il Libano, dove Hezbollah continua a rappresentare una minaccia significativa.

Un conflitto sempre più complesso

La dichiarazione di Netanyahu riflette la complessità del conflitto attuale e la sua escalation a livello regionale. La guerra con Hezbollah si inserisce in un contesto più ampio che vede Israele fronteggiare numerose sfide, sia internamente con il conflitto a Gaza contro Hamas, sia esternamente con il crescente coinvolgimento di attori regionali come l’Iran. Le critiche ai leader occidentali, come Macron, indicano inoltre la frattura sempre più profonda tra Israele e alcuni dei suoi tradizionali alleati, che sembrano esprimere preoccupazioni per le conseguenze umanitarie e politiche di un conflitto senza fine.

Israele continua a ribadire il proprio diritto all’autodifesa e sottolinea la necessità di eliminare le minacce che mettono in pericolo la sua sicurezza e stabilità. La posizione di Netanyahu suggerisce un proseguimento delle operazioni militari e una risposta decisa a qualsiasi forma di aggressione, sia essa da parte di Hezbollah, Hamas o dei loro sostenitori. L’evoluzione del conflitto rimane quindi incerta, ma le parole del primo ministro israeliano lasciano intendere che il governo di Tel Aviv è pronto a intensificare le azioni militari per garantire la sicurezza del proprio territorio.

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